Il FORUM del sito FISAC/CGIL del SanPaolo

Questo "muro" è a vostra completa disposizione!
Qui potete fare domande e ricevere risposte, avviare dibattiti, confrontare idee... il tutto semplicemente inviando una mail a questo indirizzo: fisac.barrera@cgiltorino.it

INDICE DEI TEMI

N.B. I temi di questo Forum vengono presentati in ordine cronologico: il tema proposto per ultimo in ordine di tempo è il primo della lista, il penultimo il secondo e così via. All'interno di ogni singolo tema, invece, troverete in cima la mail che ha aperto la questione e via via scendendo le risposte, i commenti, gli interventi che sono seguiti.
Le opinioni espresse nei vari interventi e/o risposte NON rispecchiano necessariamente la posizione della redazione del sito FISAC/CGIL SanPaolo e sono pubblicate sotto la responsabilità di coloro che le hanno inviate. Per altro la redazione si riserva di non pubblicare interventi in palese contrasto con le finalità del sito o lo Statuto della CGIL.

20/3/06: Piera Gheddo (piera.gheddo@sanpaoloimi.com)ci invia l'invito all'iniziativa:

GIORNATA DEL NASO ROSSO

Domenica 2 aprile 2006 i clown Volontari della Federazione VIP VIVIAMOINPOSITIVO Italia Onlus scenderanno in 34 piazze italiane con stand, spettacoli, intrattenimenti, tanta allegria e colore per far conoscere la loro missione di gioia e per raccogliere fondi a favore degli Ospedali Italiani serviti dai Volontari clown di corsia e di due progetti rivolti al disagio minorile.
A Torino la manifestazione sarà in Piazza Castello dalle 10.00 e terminerà intorno alle 19.00.
I volontari clown, che allestiranno stand di truccabimbi e truccadulti, magia, giocoleria, mimo, gags, foto claunesche, spettacoli e giochi.
Verranno distribuiti oltre 30.000 nasi rossi il cui ricavato andrà a favore dei progetti:
Progetto Ospedali Italiani: donazione a favore dell'Ospedale Infantile Regina Margherita
Progetto "Un Clown in Famiglia": assistenza domiciliare clown a bambini con patologie croniche gravi
Progetto "Circostanza": Il circo in una stanza per cambiare le circostanze della vita.
I clown vi aspettano numerosissimi!!!

 

 

14/10/05: Maurizio Zoè (maurizio.zoe@tiscali.it)ci invia l'invito all'iniziativa:

RACCONTI DALL’INDIA POST TSUNAMI

Come si vive, a quasi un anno da quel terribile 26 dicembre 2004, nei villaggi delle coste indiane colpiti dalla furia devastatrice dello tsunami?
La situazione attuale viene raccontata dal CIAI, Centro Italiano Aiuti all’infanzia, attraverso le belle immagini fotografiche di Augusto Mattioli e Luca Lozzi e la viva voce di Silvia Fava, una delle cooperanti dell’ONG che segue i progetti in Tamil Nadu (India del sud).
L’incontro, aperto a tutti si terrà:
giovedì 20 ottobre alle ore 21, sala della 3a circoscrizione, in Corso Ferrucci 65/a - Torino
Per informazioni: Maurizio Zoé, 3351277279, e-mail: maurizio.zoe@tiscali.it

Click qui per il testo completo di illustrazione dell'iniziativa.

 

 

21/12/04: Adriano Arlenghi (adriano.arlenghi@sanpaoloimi.com), collega di Gambolò, ci parla della campagna contro la povertà "No excuse 2015"

Natale da sempre  è  palestra di omaggi sindacali agli iscritti. Poi c’e’ qualche sindacato che omaggia con sciarpe, gadget inutili e finanche televisori.Fisac Pavia da diversi anni ha fatto sua l’idea di offrire regali a… forte valore aggiunto.
Un prodotto del commercio equo, un’adozione a distanza, il sostegno ad un progetto solidale locale.
Non e’ che molti iscritti apprezzino moltissimo queste scelte.. Nel regno delle merci  e nel regno dell’immaginario collettivo , si sa,  solo le merci appaiono importanti. Non i sogni, non le speranze, non le utopie.
Ma grazie al  cielo non e’ cosi’ per tutti. E suppongo che la cosa sia patrimonio comune di molte altre strutture sindacali.
Poi tra l’altro, quest’anno,  anno si presenta alle porte  una grande campagna di equita’ sociale che a mio avviso  sarebbe bello sostenere e  raccontare.
Si tratta della campagna internazionale “No excuse 2015” promossa dalle Nazione Unite  e che ha come sottotitolo  “Noi siamo la  prima generazione che puo’ eliminare per sempre la poverta’ dalla faccia della Terra. Non possiamo perdere questa occasione”.
La campagna che tra l’altro e’ stata rappresentata  estesamente pochi giorni fa al Futur Show in Fiera  di Milano racconta di come  noi popoli del Nord non abbiamo piu’ scuse per introdurre provvedimenti che  vadano nella direzione di ottenere  risultati  strutturali nella lotta contro la poverta’ e l’ingiustizia mondiale  entro la data del 2015.
Il documento  di impegno  ufficiale e’ stato sottoscritto nel 2000 da 189 Capi di stato di tutto il mondo e  i primi sette degli  obiettivi da raggiungere  sono impegni  che i Paesi del sud del mondo devono  garantire  come l’assistenza  sanitaria di base, l’acqua potabile alle loro comunita’, l’alfabetizzazione, la lotta all’Aids. L’ottavo obiettivo invece e un  impegno per i Paesi ricchi nel  trasferimento di risorse  che devono aumentare significativamente  dallo 0,33 %  attuale, allo 0,70% del prodotto Interno Lordo  nel 2015. Ma anche rispettare gli impegni per la cancellazione del debito estero presi durante il Giubileo e nuove regole commerciali che non distruggano  con i sussidi all’agricoltura  i mercati e i prodotti africani e asiatici.
In particolare per avere risorse da trasferire alla cooperazione allo sviluppo sostenibile, il nostro Paese  che oggi  e’ fanalino di coda in Europa con un vergognoso 0,16%, deve realizzare una finanziaria di giustizia. Registriamo  invece quanto  l’attuale finanziaria, in opposizione alla quale   siamo chiamati alla mobilitazione  il 30 novembre   procede invece nella direzione opposta. Aumentano infatti  i  finanziamenti  per le spese militari e per l’acquisizione di nuovi sistemi d’arma….

 Grazie per l’ospitalita’.

 Tutte le info sulla campagna   “ No excuse 2015” al sito www.milleniumcampaign.it

 Adriano Arlenghi
08067 Gambolo’

 

 

13/4/04: Adriano Arlenghi (30313906@infinito.it), collega di Gambolò, ci invia alcune riflessioni sulla responsabilità d'impresa e il finanziamento al commercio di armi.

CCnl, responsabilità d’impresa, no alle armi: riflessione

Fu all'inizio del 2000 che alcune riveste missionarie come Missione Oggi dei missionari saveriani, Nigrizia dei missionari comboniani e Mosaico di Pace di Pax Christi lanciarono la "Campagna di pressione alle banche armate" per favorire un controllo attivo dei cittadini sulle operazioni di finanziamento/appoggio delle banche al commercio delle armi.
Secondo la legge 185, oggi in buona parte stravolta, il Presidente del Consiglio era tenuto a presentare al parlamento ogni anno una relazione dettagliata sulle operazioni di vendita di armamenti italiani all’estero specificando il numero e il tipo di autorizzazioni governative, paesi destinatari, il contenuto, l'ammontare della fornitura e istituzioni bancarie attive in operazioni di esportazioni di sistemi d'arma. La legge 185 (chiesta da associazioni e movimenti civili e religiosi che durante gli anni ’80 avevano lanciato la "Campagna contro i mercanti di morte") è una normativa tra le più severe a livello internazionale; per alcuni anni è stata applicata con un certo rigore ed ha svolto un effetto inibitorio sui mercanti d’armi.
Nel corso degli anni si è registrato però un progressivo rilassamento: mentre all’inizio degli anni ’90 i principali destinatari delle armi italiane erano i Paesi della Nato (80% delle nostre esportazioni), nel 2000 i paesi del Sud del mondo hanno raggiunto il 70% dell’esportazione italiana. Tra questi figurano nazioni in conflitto (Pakistan e India) nazioni con conflitti interni o regionali (Algeria, Israele), nazioni che violano i diritti umani (Turchia), Paesi poverissimi (Mauritania: 2,3% del Pil in armamenti e 243% di indebitamento): secondo i parametri della 185, l’Italia non dovrebbe vendere armi a tali Paesi. Da pochi giorni sono inoltre stati rilasciati i dati concernenti le esportazioni belliche italiane dell’anno 2003: al secondo posto troviamo la Malaysia, un paese dove vige la tortura, vi sono esecuzioni sommarie, gravi violazioni dei diritti umani e sparizioni come ripetutamente denunciato da
Amnesty International. E non si capisce in base a quali leggi l'attuale governo possa concedere autorizzazioni per esportare armi alla Cina - che quest'anno diventa il terzo paese destinatario - quando vi è un esplicito embargo dell'Unione europea. Embargo in vigore dal 1989 e riconfermato lo scorso dicembre dal Parlamento Europeo che ha approvato a larga maggioranza una risoluzione per mantenerlo poichè la situazione dei diritti umani nella Repubblica Popolare Cinese 'resta insoddisfacente, continuano le violazioni delle libertà fondamentali, così come continuano le torture, i maltrattamenti e le detenzioni arbitrarie'. La recente riforma della legge 185 prevede infatti che l'Italia non esporti armi a paesi 'nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell'Unione europea'".
Molti clienti bancari e in particolare anche quelli del Sanpaolo hanno chiesto in questi anni l'applicazione di una nuova "responsabilità etica e sociale" alle proprie banche. È un criterio al quale gli istituti bancari italiani tendono a sfuggire, giustificando la loro attività nel commercio di armi come "puramente passiva" o rivendicando in compenso il proprio impegno a favore della solidarietà. Questo non basta e proprio grazie alla pressione di cittadini, associazioni, organismi e consigli comunali, alcuni istituti bancari hanno dichiarato di "voler interrompere" ogni tipo di appoggio al commercio delle armi. A dare il via a tale disimpegno è stato nel 2001 l'Unicredito Italiano, la scelta dell'allora presidente del gruppo, Francesco Casarini, venne confermata dal consiglio di amministrazione che escluse dalle attività del gruppo ogni tipo di transazione concernente la produzione o il commercio delle armi.
Il 22 Novembre del 2001 è la volta di tutte le aziende del gruppo Monte Paschi di Siena che, ad onor del vero, come singolo Istituto di Credito aveva cessato sin dal 2000 l'impegno in tale settore.
Nell'Autunno del 2002 si allinea anche il Gruppo Banca Popolare di Bergamo - Credito Varesino che decide per il blocco di ogni forma di servizio e di supporto all'industria bellica: import, export e transito, finanziamento e bonifici esteri, crediti documentari all'import - export, fidejussioni ed invio di documenti all'incasso.
Il 18 Marzo di quest'anno un altro grande annuncio, anche Banca Intesa, con un ordine del giorno a firma dell' Amministratore Delegato,annuncia definitivamente la propria uscita dal settore degli armamenti, pur riservandosi la Banca di valutare , previa comunicazione pubblica, singole operazioni di " peacekeeping".
E nel Sanpaolo? Stranamente non ci risultano sensibilita' ed iniziative della Fisac mentre un comunicato e una lettera all'amministratore Delegato del Sanpaolo affinche' abbandoni il settore degli armamenti  e' stato inviato in questi giorni da tutti i quadri sindacali della Uilca dell'Area Campania. Nella lettera e' scritto:
"Auspichiamo che tale esigenza, sollevata non solo qui in Campania, ma anche in altre regioni d'Italia, giunga sino a Torino persuadendo gli amministratori del Gruppo San Paolo della necessità etica di lasciare definitivamente il settore degli armamenti.
Inoltre il nove Marzo scorso a Bologna Fisac-Fiba e Uilca hanno promosso una manifestazione proprio sul problema del finanziamento delle banche all'import/export di armi. Nel documento conclusivo e'scritto: "Sono maturi i tempi per scelte che vanno nella direzione di uno sviluppo etico , responsabile e sostenibile , così come ribadito dall'impianto della piattaforma per il rinnovo del CCNL dei Bancari le cui trattative inizieranno a Roma in Aprile, ricordando che quatto importanti gruppi italiani hanno già operato un cambio di rotta in materia di sostegno creditizio e/o transazionale all'export di armi.
Auspichiamo che ben presto tale esigenza venga avvertita ed accolta anche dai vertici del nostro gruppo".
A nome di alcuni iscritti e lavoratori lomellini ci associamo.

Adriano Arlenghi
8067 Gambolò

 

RITIRO DEI SOLDATI ITALIANI DALL'IRAQ

2/1/04: Riceviamo dal nostro RSA di Roma Giancarlo Ilari (giancarlo.ilari@tiscali.it) un appello per il ritiro dei soldati italiani dall'Iraq.

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APPELLO PER IL RITIRO
DEI SOLDATI ITALIANI DALL'IRAQ

Da mesi le nostre Forze Armate sono in Iraq. Questa presenza non ha prodotto nessun risultato concreto per la costruzione della pace e la lotta al terrorismo, ha invece assimilato il nostro Paese alle forze responsabili del conflitto. La supposta funzione "umanitaria" della nostra missione militare è vanificata dalla decisione di tutte le Ong italiane di rifiutare ogni collaborazione con le truppe e le autorità di occupazione.
La guerra prosegue tragicamente ogni giorno con il suo tributo di sangue e di lutti. Lutti e sangue che non hanno risparmiato neanche i soldati italiani dei quali piangiamo il sacrificio e anche in nome dei quali ribadiamo con ancora più forza il nostro "
mai più".
Ritirare il nostro contingente militare non è un atto di codardia o una fuga davanti al terrorismo. È un atto che può ridare la parola alla diplomazia, all'Onu, a quella "risoluzione di conflitti con altri mezzi" solennemente sancita dall'articolo 11 della nostra Costituzione. È un atto di coraggio. Il più nobile perché rompe il fronte di coloro che hanno eletto la guerra infinta e preventiva a moderno paradigma di governo del pianeta. È un atto di civiltà contro la barbarie, perché svuota i giacimenti di odio e conseguentemente contrasta in modo efficace la follia dei terroristi. È un atto di giustizia, perché ripropone l'urgenza di edificare un diverso ordine economico basato sull'equa e solidale ripartizione delle risorse. È un atto di pace, il solo che può costruire il futuro estirpando dalla storia guerre e terrorismi.
Al Parlamento, chiediamo di non restare sordo e di compiere con convinzione questo atto.

Primi firmatari: Don Ciotti, Monsignor Raffaele Nogaro, Massimiliano Fuksas, Raniero La Valle, Michele Santoro, Piero Sansonetti, Rossana Rossanda, Edoardo Sanguineti, Mario Tronti, Marco Revelli, Haidi Giuliani, Teresa De Sio, Dario Vergassola, Leo Gullotta, Alessandro Curzi, Valentino Parlato, Alex Zanotelli, Lidia Menapace, Lisa Clark

 

No al nucleare a Scanzano

18/11/03: Riceviamo dalla collega Maria Teresa Rimedio di Matera (mariateresa.rimedio@sanpaoloimi.com) una mail che invita i frequentatori nel nostro sito ad informarsi sulla vicenda delle scorie nucleari a Scansano. Noi, volentieri, pubblichiamo un rimando all'apposito sito.
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21/11/03: Nuovo appello dalla collega Maria Teresa Rimedio di Matera (mariateresa.rimedio@sanpaoloimi.com) sulla questione delle scorie nucleari

LE SEGRETERIE REGIONALI DI CGIL, CCSIL E UIL HANNO INDETTO UNA MANIFESTAZIONE PER DOMENICA 23 NOVEMBRE 2003 - ORE 9,30 CONCENTRAMENTO SULLA JONICA (SS. 106) A POLICORO NORD DALLA TRISAIA PARTIRANNO I SOLI MEZZI AGRICOLI CORTEO FINO A SCANZANO JONICO (PIAZZALE ANTISTANTE CAMPO SPORTIVO) PER DIRE "NO" ALLA SCELTA DEL GOVERNO CHE HA INDIVIDUATO IL CIMITERO DELLE SCORIE RADIOATTIVE A SCANZANO JONICO.

Una scelta scellerata che cancella ogni forma di sviluppo avviata nel Metapontino, ogni potenzialità di crescita turistica, tutte le produzioni agricole e distrugge il futuro della Basilicata, del Mezzogiorno e mette a forte rischio la salute dei cittadini.

Per prenotarsi rivolgersi alle sedi CGIL CISL UIL e c/o i Municipi di tutti i Comuni entro la mattina di sabato 22 novembre 2003.

Segnalo, infine, che tramite il sito www.cgilbasilicata.it si può sottoscrivere la petizione (a ieri sera erano già state superate le 8.000 firme). Grazie a tutti coloro che hanno già aderito all'iniziativa.

 

Adozioni a distanza dall'Area Roma

3/10/03: La nostra struttura sindacale di Area Roma (alessiogra@tin.it), ci parla di un progetto di adozioni a distanza, già avviato, ma che potrebbe essere ampiato se...

Jackie non ha tempo per piangere…

… è stata la Direttrice della Yeoville Community School in Sud Africa (620 ragazzi, e 248 in adozione a distanza dall’Italia) dal 1993 fino a quest’anno, quando ha assunto l’incarico di referente del progetto di adozione a distanza del MAIS. E’ stata ospite nella nostra assemblea del 9 maggio insieme ai rappresentanti romani del MAIS (potete visitare il sito internet www.mais-onlus.org, vi segnaliamo inoltre che l’associazione ha il conto presso l’Ag. 37 di Roma).
Jackie Stevenson non ha tempo per piangere. Ha troppe manine tese verso di lei da riempire d’amore, di cultura, cibo, medicine, vestitini. Non ha tempo. Si deve difendere dalle pistole puntate alla tempia, dalle aggressioni e dai furti che può subire e che ha già subìto mentre si reca a svolgere la sua missione. Non ha tempo per piangere, quando una sua piccola allieva o una nonna disperata la vengono a chiamare perchè una mamma sta morendo, con accanto i suoi piccini, nel dolore e nella povertà, nel vomito e nella diarrea degli ultimi giorni di vita di chi ha l’Aids. Quelle donne la supplicano di non portarle a morire in ospedale tra estranei, abbandonate e senza più dignità umana. Spesso la drammaticità della scelta e il tentativo estremo è quello di riuscire a riportarle nella zona rurale di provenienza, perché li, il funerale costa meno che in città. Quando Jackie è tra loro, quando conforta quei piccolini, deve diffondere intorno a se sicurezza, serenità. Deve prendere in mano le redini. Deve "aiutare", essere forte. Non ha tempo per piangere.
Quale è la sua gioia? Riuscire a far crescere bene i bambini accolti grazie alle adozioni a distanza nella Comunità di Yeoville, a fornire quanto c’è di meglio dal punto di vista della formazione culturale, per vederli tornare a sorridere, a stare sereni, a emanciparsi. Oltre alla Comunità, è riuscita a organizzare una Casa Famiglia di prima accoglienza perché in questi ultimi tempi la situazione si è aggravata a causa dell’arrivo di profughi provenienti dall’Angola, Mozambico e Zaire e da altri paesi Africani. Vi vengono accolti soprattutto bambini che, a causa dei massacri o dell’Aids, hanno perduto la famiglia, e vagano spesso per giorni e chilometri, attraversando la frontiera del Sud Africa, a piedi, affamati, troppo spesso soli. Jackie ha un obiettivo grande da realizzare con la massima velocità: ha bisogno di essere in grado di ospitare almeno altri cento bambini. Ha bisogno di trovare risorse per salvare almeno altri cento bambini. Altri cento bambini da salvare attraverso l’adozione a distanza. Inoltre, sta realizzando l’acquisto e la messa in funzione di una Residenza-Ospedale che possa ospitare nuclei familiari in cui i genitori sono malati terminali di Aids, per attenuare il più possibile ai loro figli il trauma del distacco e della solitudine e, successivamente, far entrare i bambini nel piano di assistenza e adozione a distanza della Yeoville Community School. Anche noi ci poniamo uno scopo che va al di là delle appartenenze sindacali o politiche: sarebbe bellissimo se tutte le nostre filiali, raggiungessero, attraverso il contributo di tanti colleghi, l’obiettivo di adottare a distanza un bambino. Alcune filiali già lo fanno ed è una esperienza bellissima e gratificante che si può concretizzare o con adozioni individuali o con sottoscrizioni collettive. I dirigenti della Fisac/Cgil sono a disposizione per qualsiasi informazione. Inoltre, partendo dalle esperienze già in atto, Vi segnaliamo i nominativi di alcuni colleghi ai quali potrete manifestare (prima possibile, possibilmente entro ottobre) la Vostra disponibilità e che, successivamente, Vi contatteranno per realizzarla. Soprattutto avremmo bisogno di identificare almeno una persona in ogni filiale che possa sensibilizzare i colleghi per questa operazione.
Jackie ci ha assicurato, e i "genitori adottivi" presenti all’assemblea ce lo hanno confermato, che ogni contatto compresa la visita in Sud Africa, è possibile con questi bambini. Ad esempio per loro è bellissimo e importantissimo ricevere lettere. Quando ricevono una lettera è una festa straordinaria, per loro è una testimonianza di affetto. E le loro risposte sono sempre di una dolcezza e di una levità, come solo un bambino può dare. Cari colleghi, apriamoci, tentiamo tutti insieme questa esperienza, magari con pochissimi euro al mese (ne bastano solo 10, o anche meno), ma tutti insieme. Altre cento goccioline d’amore in un oceano di disperazione.
Quei bambini, Jackie, hanno bisogno della nostra luce, del nostro calore, come del calore del sole, per crescere alti e forti. C’è qualcosa di grande che noi possiamo fare per loro.

I colleghi a cui rivolgervi sono:

Fabio Bignami (06.69022236), Giancarlo Ilari (06.69022517), Marco Testini (06.59592434), Alessio Grazia (06.4883113), Stefano Centi (06.4819561), Anna Bartoloni (0774.383206), Marina Schifano (06.5698625).

Grazie a tutti per l’attenzione!

 

Nuovi Modelli di Filiale, Monitoraggio dei Portafogli e Investment policy: ovvero la vita degli addetti agli investimenti secondo SanPaoloIMI

3/10/03: Sandro Gallittu (sgallittu@tiscalinet.it), il nostro sindacalista di Cagliari ci invia una riflessione di un collega sulla situazione degli addetti investimenti. La ospitiamo volentieri, se segue dibattito... meglio!

Considerazione preliminare: i tanto temuti budget individuali, pur continuando a non essere previsti nel CCNL e/o nel CIA, avanzano a passi da gigante nell’organizzazione quotidiana del lavoro, nelle richieste di "report" ai direttori, e costituiscono elemento oramai accettato nei discorsi all’ora di pranzo, nella psicologia dei colleghi, nei Nuovi Modelli Organizzativi di Filiale e quindi, nella sostanza, funzionano!
Teniamone conto.
Il NMF, con la previsione di nuovi tipi di Gestori e Consulenti, previsto inizialmente per le Filiali di maggiori dimensioni, è stato in pratica applicato a tutta le Rete, senza alcuna esclusione, con effetti distortivi evidenti.
Nota a margine: avete notato che i Nuovi Modelli Organizzativi di Filiale si susseguono al ritmo quasi di uno all’anno? Potenza della creatività del management SanPaolo o miseria dei risultati di bilancio dell’Istituto rispetto alle dichiarazioni roboanti di inizio anno? (vedi classifica delle Banche pubblicata dai quotidiani nazionali a settembre 2003).
In particolare, nella prima metà dell’anno in corso, è stato chiesto ai Direttori di ricostituire i portafogli dei Gestori Investimenti con una procedura tutta nuova.
L’effetto più immediato è stato quello di azzerare i portafogli precedenti e, cosa più importante, la storia dei portafogli precedenti, con le VARIAZIONI e gli INCREMENTI.
Gli effetti di queste continue innovazioni non hanno tardato a manifestarsi: un gestore investimenti che nell’anno precedente aveva incrementato il suo portafoglio del 100% riparte dall’Anno Zero, senza che sia possibile ricostruire la sua evoluzione professionale in relazione all’aspetto che l’Istituto considera prioritario, come deducibile dall’enfasi posta in ogni circostanza sul piano incentivi: i NUMERI.
E in caso di contestazione delle note di qualifica, specie in relazione alle note "comportamentali", che strumenti sono rimasti al gestore per dimostrare i suoi risultati del 2002?
Nota a margine: ma quanti colleghi hanno ricevuto un’adeguata informativa sulle regole del piano incentivi 2003? Capita spesso di chiedersi l’un l’altro "Scusa ma tu sai come funziona il piano incentivi quest’anno?" e avere come risposta uno sguardo smarrito...
Ormai archiviate le considerazioni su note di qualifica e piano incentivi, rimangono i problemi di sempre.
Il sistema che attribuisce gli incrementi al portafoglio ha mostrato già col vecchio metodo effetti paradossali; e niente lascia supporre che siano stati sistemati.
Esempio: un cliente che il Gestore è riuscito ad attrarre in Filiale, apre il conto, versa somme cospicue e sempre in giornata effettua gli investimenti.
Conseguenza: poiché il Direttore o il Responsabile non può a causa dei limiti del sistema informatico, inserire in giornata il cliente nel portafoglio del Gestore, quest’ultimo deve avere l’accortezza di richiedere al suo Responsabile l’inserimento del cliente nel portafoglio entro la fine del mese; in caso contrario i flussi di nuove AFI e le relative operazioni di investimento vengono attribuite al portafoglio "in monte"! E il Direttore deve ricordarsi di inserirlo, chiaramente…
È capitato con il piano incentivi 2002 che sia stato necessario richiedere alle funzioni di Area le rettifiche manuali sui portafogli per garantire un minimo di correttezza nella distribuzione del premio.
Tra l’altro l’Area in questione aveva già pronto allo scopo un foglio di calcolo del programma Windows Excel: il che fa supporre che il problema fosse già conosciuto, ma nessuno aveva provveduto ad avvisare Direttori e Gestori.
Ma se il Gestore non controlla quotidianamente che le operazioni poste in essere sui suoi clienti siano veramente inserite nel suo portafoglio (deve essere questo nelle intenzioni dell’Istituto l’utilizzo del tempo dei Gestori?) e nessuno se ne accorge, i premi non rispecchiano affatto il contributo all’andamento della Filiale e gli stessi scopi motivazionali perseguiti dall’Azienda non vengono raggiunti. Quanti colleghi addetti agli investimenti possono essere sicuri che il loro premio dal piano incentivi 2002 rispecchi realmente il lavoro che hanno svolto, anche ragionando con i criteri stabiliti dall’ Istituto?
Buona regola di un dipendente al quale è stato dato il compito di raggiungere un risultato sarebbe quello di essere in grado in ogni momento di monitorare la sua attività. Per i Gestori investimenti questa funzione era svolta dal messaggio FRGF, poi venne l’epoca della WorkStation Investimenti, Monitoraggio portafoglio, sempre aggiornato… a tre mesi prima; oggi il collega deve affidarsi al PID: peccato che dovrebbero dare un manuale di istruzioni per capire cosa significano quelle caselle e freccette.
Risultato: mentre il premio viene legato sempre più ai "pezzi venduti" (che tristezza…), il "venditore" è sempre meno in grado di controllare quanto ha venduto e che premio gli spetta…
Nota a margine: ma quanto costano questi programmi, che cambiano ogni sei mesi? E chi li propone e chi decide di usarli e comprarli?
Ancora: nel caso in cui un Gestore Mass, oggi Family Market, acquisisca un cliente Private, con cui magari ha un legame personale, chi decide in che portafoglio deve essere inserito? Il Direttore o il Responsabile dell’Ufficio, logicamente. Ma se per una qualunque ragione il Direttore decide di non inserire nel portafoglio e, quindi, di non "riconoscere" al Gestore il cliente, il collega "fregato" che strumenti ha per ottenere che gli vengano attribuiti i meriti (stiamo parlando di retribuzione… non di pacche sulle spalle!) del lavoro svolto?
Insomma, il ruolo degli addetti agli investimenti al SanPaolo, oggi riassume il peggio della condizione del Promotore Finanziario e del Bancario.
L’Istituto sembra abbia tutto da guadagnare dal tenere i suoi dipendenti in mezzo al guado.
In realtà, a ben guardare, il SanPaoloIMI, nelle persone dei vari Presidenti, Amministratori delegati, Capi Area e quant’altri, sembra non volersi accontentare di tenere i dipendenti in un clima di semplice incertezza, ma gioca al rialzo, adottando linguaggi e strumenti di comunicazione che dovrebbero mettere bene in testa a tutti i colleghi che "… i tempi sono cambiati!".
Alle esternazioni di questa primavera del dott. Iozzo sui quotidiani nazionali, sono seguite, prima dell’estate, riunioni con i Gestori e i Consulenti con un ordine del giorno un po’ particolare.
Accanto alle ormai abituali presentazioni di nuovi prodotti, nuovi strumenti, nuovi modelli di organizzazione (opportunamente inserita all’ultimo punto, in modo da essere certi che l’attenzione dei partecipanti fosse rivolta all’orologio e non al contenuto della riunione, è stata comunicata una novità non da poco: il gestore/consulente d’ora in poi risponderà personalmente dei danni patrimoniali che dovessero derivare all’Istituto dalla valutazione dell’adeguatezza dell’operazione all’esperienza del cliente in materia di investimenti, ai suoi obiettivi di investimento e alla sua situazione finanziaria.
Come siamo arrivati a questo punto?
Il programma informatico degli investimenti, dalla notte dei tempi, non permetteva di registrare la propensione al rischio, l’esperienza e gli obbiettivi d’investimento; ciò aveva sempre indotto i responsabili dei Servizi Ispettivi a "consigliare" ai colleghi di apporre su ogni operazione in titoli o fondi la dicitura "OPERAZIONE NON ADEGUATA".
Ed esistono verbali di ispezione che rilevano la mancanza di tale dicitura sui moduli firmati dai clienti. Checché ne dica qualche collega dalla memoria corta.
Poi qualche cliente, scocciato del fatto che i gestori dei Fondi SanPaoloIMI avessero giocato alle tre carte con i suoi soldi, ha fatto causa all’Istituto e il giudice, correttamente, ha ritenuto che una clausola apposta su qualunque operazione d’investimento diventa una "clausola di stile" e perde la sua efficacia di avvertimento e quindi di clausola liberatoria per l’Istituto.
La soluzione del problema elaborata dai nostri manager andrebbe riportata sui testi per la sua lungimiranza:

  1. raccontiamo ai giornali che puniremo chi ha venduto i prodotti sbagliati (e chi ha inventato i prodotti sbagliati, e chi non ha vigilato sui prodotti che facevano lievitare il conto economico, ma non erano il massimo della trasparenza e della convenienza, non lo puniamo?);
  2. facciamo in modo che, per il futuro, se qualcuno in questo genere di circostanze ci deve rimettere non sia l’Istituto, ma il dipendente. Inventiamo l’Investment policy. Semplice no?

Così, invece di dedicare un po’ di ore di formazione a questo specifico aspetto, si è deciso di consegnare ai nostri colleghi, alla fine di riunioni dedicate a tutt’altro, un bel raccoglitore, molto elegante ma dal contenuto esplosivo, con la raccomandazione di leggerlo la sera prima di dormire (….posso segnarle come ore di straordinario?…) e il gioco e fatto.
Non serve neanche il catino di Ponzio Pilato.
Ma chi non si è fatto spaventare dalla lettura del tomo sul "Client Financial Planning" al capitolo "Normativa di Riferimento", dopo tanta fatica e perseveranza, ha visto la Luce!
Nei casi esemplificativi (caso 4) pesino la vendita di un titolo obbligazionario "a rischio" all’ex Amministratore di una banca locale (sic!) può essere un operazione non adeguata; perché tra il cliente che dichiara, contro ogni evidenza, di essere inesperto dal punto di vista finanziario e il dipendente che l’ha giudicato esperto… la "Normativa di riferimento" dà ragione al cliente!
Per la serie il Cliente ha sempre ragione! (…anche quando giudica una fregatura le nostre obbligazioni strutturate?).
Va bene, abbiamo voluto calcare un po’ la mano…ma solo nella forma, perché il contenuto non si discosta di un millimetro dalla realtà.
Anche se alcuni colleghi addetti agli investimenti, forse perché avviati verso una fulgida carriera, anche in virtù degli esodi anticipati, non vi hanno scorto nessuno scandalo, la verità è che le responsabilità e i rischi del collega che effettua un’operazione d’investimento sono così cresciuti a dismisura!
E qualche ingenuo non si aspetti di trovare nella prossima piattaforma contrattuale la richiesta di un’indennità di rischio pari a quella dell’ODS!
A questo punto, il consiglio è di stipulare, comunque, un’assicurazione come quella degli ODS.
E a proposito di forma: vogliamo parlare del linguaggio ormai abituale nei cosiddetti "Poli commerciali", dove non ci si accontenta più di richiamare i direttori meno "prestazionali", ma li si insulta senza mezzi termini e li si invita a cedere il posto a chi è meglio sintonizzato sul nuovo che avanza?
Per finire un caloroso benvenuto ai colleghi ex Banco Napoli. Se leggendo queste righe penseranno di essere caduti dalla padella alla brace, sappiano che i colleghi di provenienza SanPaoloIMI nella brace c’erano già!

 

Convogli umanitari per l'Iraq

7/5/03: Leonardo Masi (leonardo.masi@sanpaoloimi.com) da Pistoia ci sottopone un progetto dell'associazione Assieme, (ha un proprio sito www.assieme.org  dove si possono trovare le loro iniziative).
Convogli di pace (questo il nome del progetto allegato) nasce da un'iniziativa dell' ICS (consorzio italiano di solidarietà) e si basa sul principio della non accettazione di fondi da chi la guerra la fa o la sostiene, questo quindi esclude la partecipazione del nostro governo. Comunque per qualsiasi chiarimento potete chiamarlo a Pistoia allo 0573/976194 o al 338/3823043

 

Un "Comparto Etico" per il Fondo Pensioni

16/4/03: Andrea Casapietra (andrea.casapietra@sanpaoloimi.com), da Genova, ci scrive (un'appello a tutti + una lettera al Sindacato) per chiedere la nostra attenzione sulla necessità di aprire un Comparto Etico all'interno del Fondo Pensioni Sanpaolo Imi. Pubblichiamo volentieri precisando che la questione è già all'attenzione del Consiglio di Amministrazione del Fondo, che sta vagliando le possibilità in materia.

Appello ai Colleghi

Viviamo in un’epoca in cui sempre più spesso si sente parlare di giustizia, rispetto per l’ambiente, libertà, uguaglianza, diritti, pace. Movimenti di opinione si generano, masse di persone si muovono, dibattiti accesi vanno in scena e tutti, pur da punti di vista ovviamente e giustamente diversificati, concordano sulla necessità di cambiare qualcosa. Tutto ciò ritengo sia condivisibile a prescindere dalle proprie opinioni politiche, religiose, dall’appartenenza a una razza piuttosto che all’altra, a un sesso piuttosto che all’altro, a un Paese piuttosto che a un altro. In altre parole sono esigenze che noi lavoratori del SanPaoloIMI abbiamo nei confronti di tutti e, soprattutto, delle generazioni future.
I soldi, i nostri soldi, investiti nel fondo pensione SanPaoloIMI servono per garantirci un futuro sereno e tranquillo. Serenità e tranquillità, a ben vedere, non derivano solo dai soldi ma da un mondo in pace, sicuro, con lavoro per i nostri figli, da un maggior rispetto per l’ambiente, da un mondo con democrazia e rispetto dei diritti per tutti. Nonostante ciò in occasione della creazione dei nuovi comparti del fondo pensione SanPaoloIMI, nessuno ha pensato a dare al fondo stesso una valenza etica.
Inoltre, come risulta da diverse ricerche, e come sottolineato da fonti di stampa qualificata, i rendimenti di natura finanziaria di un fondo etico non hanno nulla da invidiare ai corrispondenti fondi "non etici".
Per questo si richiede l’adesione di tutti i colleghi alla proposta che verrà avanzata di porre dei requisiti di natura etica per gli investimenti che verranno fatti nel nostro fondo (senza ovviamente variare la scelta relativa al proprio profilo di rischio).
Aspetto quindi adesioni, obiezioni, critiche e un contraddittorio per migliorare un’idea perfettibile ma necessaria e coerente.

Andrea CASAPIETRA
Genova Succursale 8 – Voltri

***

Proposta al Sindacato relativamente alla composizione dei comparti del Fondo Pensione Sanpaolo Imi

Il sindacato, forza sociale di rilievo nel nostro Paese, ha fatto della solidarietà, della difesa di diritti civili, la base su cui poggiare le proprie scelte, le proprie battaglie, nell’interesse non solo dei lavoratori, ma molto spesso per il progresso sociale e del Paese; esso si trova inoltre ad utilizzare l’unico necessario strumento che consente di concretizzare qualsiasi tipo di progetto: le risorse finanziarie. Sulla base di questo ragionamento, il sindacato si deve porre una fondamentale e decisiva domanda: gli amministratori del fondo pensione devono avere come unico metro di giudizio la garanzia di buoni rendimenti negli investimenti o anche l’aspetto qualitativo entra nel paniere degli indicatori che consentono di misurare l’efficienza della gestione delle risorse da parte del gruppo dirigente?
Il sindacato, per il ruolo sociale importantissimo che ricopre nel nostro Paese, non può ignorare l’aspetto qualitativo e deve conseguentemente aprire la strada agli investimenti etici che, si badi bene, nulla sacrificano al rendimento finanziario a parità di ogni altra condizione.
Adesso provate a pensare per un attimo ai vostri soldi, i soldi che ci permetteranno una vecchiaia più tranquilla; supponete che siano utilizzati da multinazionali o fabbriche che danneggiano l’ambiente, sfruttano il lavoro minorile, producono armi o contribuiscono alla deforestazione: vi sentireste ancora tranquilli e sereni sapendo d’aver causato tanti disastri in mezzo mondo? Soldi a parte, che mondo lascereste ai vostri figli?
Noi intendiamo trasmettere la nostra sensibilità di semplici lavoratori, persone che hanno però intuito che è necessario agire affinché, ad esempio, la parola globalizzazione non abbia un significato solo nel campo dell’economia, ma assuma un senso anche per ciò che riguarda i diritti, la lotta agli sfruttamenti, la salvaguardia ambientale, la ricerca, ecc.; voglia soprattutto significare una maggiore attenzione per la risoluzione di quel problema mondiale che rappresenta la vera spada di Damocle sul pianeta: il crescente divario tra i ricchi e i poveri del mondo.
Vorremmo che il sindacato facesse propria questa sensibilità e la ponesse a fondamento di un’iniziativa sugli investimenti etici nel Fondo pensione.

Andrea CASAPIETRA
Genova Succursale 8 – Voltri

 

7/5/02: Adriano Arlenghi (30313906@infinito.it), collega di Gambolò, ci invia una lettera aperta in relazione alla questione del "comparto etico"


Oggetto: richiesta di introdurre un sistema di fondi eticamente orientati all’interno delle opzioni previste del Fondo Integrativo Pensionistico del nostro istituto.

Cresce, a nostro avviso, sempre più tra i colleghi della nostra banca e del settore del credito in generale, la consapevolezza che ci si trova sempre di più coinvolti in un sistema che inquina, distrugge degrada, produce ingiustizie e guerre.
Spesso ci sentiamo complici, anche se involontari di violazioni di diritti umani, deforestazioni, sfruttamento, dittature, commerci ingiusti, saccheggi ambientali, produzione, vendita ed impiego di armi ed altro ancora.
Le guerre recenti, la fame nel Sud nel mondo, la crisi del debito del terzo mondo: non possiamo continuare a chiudere gli occhi denunciando magari gli effetti e non affrontando le cause, comprese quelle che ci rendono direttamente corresponsabili.
E tra gli aspetti più anonimi ma più universalmente penetranti della nostra complicità dobbiamo considerare l’impiego dei nostri risparmi, magari quelli che stiamo accantonando oggi per utilizzarli domani come rendita pensionistica.
Sappiamo molto bene che nella nostra società l’economia si regge su di una complessa e sofisticata struttura finanziaria, la cui dimensione è ormai planetaria: chi controlla i mercati finanziari e’ in grado di condizionare ormai anche le politiche degli stati sovrani.
Anzi negli ultimi decenni abbiamo visto che il mercato finanziario è in grado di svilupparsi indipendentemente dalla crescita dell’economia reale e quindi dalla produzione di ricchezza ed occupazione.
Per questo abbiamo preso coscienza che la responsabilità di un uso corretto o scorretto del denaro è anche nostra, in quanto come semplici risparmiatori o investitori, siamo noi a fornire la materia prima dei mercati finanziari.
Sappiamo che il denaro, di per sé, non è né buono né cattivo, quello che conta è il suo uso e la sua provenienza.
Il risparmio può contribuire a fare crescere la comunità umana, riportando speranza e giustizia anche agli ultimi, oppure può provocare sfruttamento e violenza o accrescersi grazie alla speculazione e all’inganno.
L’etica, intesa come sistema di valori di riferimento rappresenta il patto di convivenza che uomini e donne liberi sottoscrivono per costruire una società civile, questo patto ha un senso però solo se tutte le scelte della società sono orientate all’etica, quindi anche e soprattutto le scelte economiche.
La finanza e l'investimento sono sempre stati visti con i parametri del rendimento, del capitale, dell'interesse.
Sempre di più si sta diffondendo tuttavia una nuova cultura che mira all'investimento con caratteristiche etiche, dove l'investitore mira non solo alla speculazione ma punta su attività che rispondano a certi requisiti di responsabilità sociale ed ambientale.
La borsa viene vista come un prezioso servizio all'economia di mercato quando gli investimenti non sono semplici speculazioni e manipolazioni individuali.
Da pochissimo viene teorizzata la sinergia tra economia ed etica. Ciò si deve all'economista, premio Nobel, Amartya Sen, che sostiene che al valore della ricchezza, la quale rimane sempre un elemento base del mercato, debba essere aggiunta anche la felicità, che è un concetto diverso dal benessere. Una persona è più ricca di un'altra quando è più felice ed ha ottenuto una migliore qualità della vita. La qualità della vita diviene quindi una variabile algebrica nei calcoli economici. Il mercato è vero mercato quando non produce solo ricchezza ma soddisfa anche attese e valori etici.
Il risparmiatore diviene così controllore delle conseguenze non economiche degli atti e delle azioni economiche.
In Italia il dibattito circa la dimensione etica della finanza sta movendo ancora i primi passi mentre all’estero è una esperienza ormai   importante che coinvolge ed intercetta quote crescenti di risparmio e di investimento.
L’investimento etico come sicuramente saprai consiste nella selezione e nella gestione degli investimenti (azioni, obbligazioni, prestiti) condizionata da criteri etici e di natura sociale, concetto racchiuso nell'espressione socially responsabile investment usata negli Stati Uniti, o ethical investment, espressione usata in Gran Bretagna.
L'investitore etico è invece colui che non è unicamente interessato al rendimento delle proprie azioni, ma vuole conoscere le ragioni di fondo che realizzano questa redditività, le caratteristiche dei beni prodotti, la localizzazione dell'azienda e verificare come vengano condotti gli affari.
Nell’ottica della finanza etica oltre all’esclusione di forme di investimento in tutte quelle attività che arrecano danno alla salute, all’ambiente o promuovono modelli di consumo non socialmente responsabili rientrano anche tutti quegli investimenti nel settore del non profit, indirizzati al sociale, al settore economico e culturale, a quello ambientale.
Esistono già indici etici e società che selezionano aziende socialmente corrette.
Esistono all’estero per i lavoratori opzioni di scelta   etici anche nel campo delle pensioni integrative.
Riteniamo, e questo è il senso della lettera che abbiamo scritto, importante, un maggiore coraggio nel perseguire un cammino di questo tipo anche nel nostro fondo pensionistico, in modo da potere permettere ai colleghi che lo desiderano di passare ad una scelta di investimento etico gia dal prossimo anno.
Sarà naturalmente il dibattito sindacale a determinare le scelte tecniche sugli indici di riferimento, sulle opzioni, sulle associazioni di consulenza, sulla composizione di un comitato etico di controllo.
Che ne pensi? Ritieni giusto lavorare in questa direzione? Che ne pensi dell’idea di contaminare i mercati finanziari chiedendo alle imprese quotate di diventare socialmente responsabili?
Questa lettera raccoglie il bisogno di diversi colleghi che ritengono centrale la difesa dei diritti, di tutti i diritti del lavoratore di oggi, sia esso produttore, consumatore, risparmiatore, ovunque e sotto qualsiasi latitudine essi vengano espressi.
Ti ringraziamo per l’attenzione e ti auguriamo buon lavoro.
A nome di un gruppo di colleghi

Adriano Arenghi
08067 GAMBOLO’
0381/939642

Maggio 2003

 

Un progetto per i bambini di Chernobyl

16/7/02: Adriano Arlenghi (30313906@infinito.it), instancabile collega di Gambolò, ci invia copia della richiesta di finanziamento sottoposta alla Fondazione SanPaolo per un progetto di Legambiente sulla coltivazione di cibo non radioattivo nella zona di Chernobyl

Quest’anno insieme a diverse famiglie lomelline ho aderito ad una associazione che ha accolto nello scorso mese di giugno bambini provenienti da aree contaminate da radioattività.
Come tutti ci ricordiamo nel 1986 si verificò l’esplosione di un reattore della centrale nucleare di Chernobyl che liberò una radioattività 200 volte superiore a quella prodotta dai bombardamenti atomici di Hiroshima.
Quella nube si diffuse in tutto il territorio circostante, arrivando sino in Europa.
In Bielorussia ed Ucraina persistono ancora oggi livelli altissimi di radioattività anzi alcune sostanze liberate allora come il cesio e il plutonio hanno tempi di dimezzamento di secoli e millenni.
Il risultato è che attualmente la mortalità infantile in Russia è altissima e 800mila bambini, nati in quegli anni sono a rischio di malattie correlate alla radioattività.
Trascorrere un mese in Italia mangiando cibi sani e non contaminati permette a questi bambini di dissipare la radioattività presente nell’organismo rigenerando il loro sistema immunitario.
Il lato negativo è determinato dal ritorno nei loro paesi e alla inevitabilità di dovere assumere di nuovo cibi inquinati.
In Bielorussia l'opinione pubblica locale pensa , per assurdo, che la situazione si stia normalizzando, e del resto non esistono alternative concrete.
Non è tuttavia così, anzi molti scienziati ritengono che il peggio verrà tra pochi anni quando i bambini di allora inizieranno a procreare e solo allora si vedranno le conseguenze e gli effetti genetici sulle future generazioni.
In effetti Chernobyl si configura come una grande esperimento scientifico a cielo aperto del quale nessun scienziato è in grado di prevederne le conseguenze.
Tuttavia contattando altre associazioni che danno ospitalità ai bambini bielorussi in Italia abbiamo recuperato e studiato a fondo un progetto nazionale di Lega Ambiente che ha già ottenuto pareri favorevoli da governi e comunità scientifiche e che prevede semplicemente la possibilità di creare per tutto l’anno cibo sano coltivandolo non su terreno radioattivo ma in enorme serre che poggiano su strati di torba.
Anzi la prima serra sta per essere istallata nella zona del Gomel, da essa ci si aspetta grandi risultati.
L’unico vero problema non è tecnologico ma il poter disporre di finanziamenti adeguati.
Casualmente, scorrendo le pagine web della ns Fondazione SANPAOLO abbiamo constatato che nella sua mission c’è anche una forte sensibilità verso le tematiche della prevenzione ambientale.
Mi è sembrato che tutto questo potesse combaciare alla perfezione.
Così mi sono permesso di presentare alla Direzione della ns Fondazione questo progetto, sicuramente complesso ma che ha nell’anima un respiro di grande umanità, e che, permettendo la produzione di cibi puliti per interi villaggi creerebbe futuro là dove ora c’è solo rassegnazione e angoscia.
Nella speranza che esso possa essere accolto e finanziato almeno in piccola parte,
allego un file "zippato" con il progetto e tutti i riferimenti bibliografici.

Adriano Arlenghi - Matricola 08399 - Gambolo’

 

Valore sociale del denaro e fondi etici

7/5/02: Adriano Arlenghi (30313906@infinito.it), collega di Gambolò, ci invia le sue riflessioni su valore sociale del denaro e fondi etici, un tema che aveva già affrontato tempo fa proprio su questo forum, oltre che sulle pagine della rivista interna del SanPaolo Imi

Il tema sul quale voglio scrivere è il valore sociale del denaro, quello che introitiamo, eroghiamo, investiamo ogni giorno dalla ns scrivania.
Perché comunque la merce denaro che intermediamo non possiamo considerarla soltanto come uno strumento neutrale di una organizzazione del lavoro che non ci appartiene, siamo comunque responsabili del suo utilizzo finale.
Sappiamo che l’80% del denaro versato è nel giro di un ora rimesso in circolazione dalle borse mondiali: esso può più facilmente di quel che pensiamo finanziare usura e investimenti illeciti o una multinazionale che paga con salari da fame i bambini asiatici…
Del resto il sistema economico, lo sappiamo, è governato da lobby estremamente potenti, in campo finanziario fondo monetario internazionale e banca mondiale sono determinanti nel mantenere, attraverso una nuova forma di colonialismo che è il debito estero, in condizioni di sottosviluppo il terzo e il quarto mondo. In campo commerciale il Wto attraverso le leggi sul Gats lavora per la privatizzazione di strutture che esprimono diritti fondamentali come sanità ed istruzione, o tramite accordi per ora sospesi, come quello multilaterale sugli investimenti nel quale una multinazionale che si ritiene danneggiata da un provvedimento limitante di uno Stato nazionale, potrebbe chiamarlo in giudizio e farlo condannare..
Questo sistema economico ha come risultato che l’84% della popolazione mondiale vive con il 20% delle risorse disponibili e 1,5 miliardi di persone sono giudicate inutili dai meccanismi economici esistenti, inutili come produttori e come consumatori, quindi la loro esistenza non è obbligatoria.
Certo è giusto che una organizzazione sindacale abbia come priorità la contrattazione e la tutela dei diritti, ma a mio avviso deve porsi anche il problema della responsabilità di ciò che produce.
Un sindacato sociale del resto è sempre esistito in Cgil come anima forte e io penso che questo pezzo di sindacato debba essere recuperato.
Ricordo un sindacato del credito, il nostro per l’appunto, che negli anni 70 aveva promosso una campagna nazionale per il disinvestimento dei finanziamenti concessi al Sudafrica dell’apartheid.
Ricordo anche un sindacato non bancario, la Fiom, che ha salutato un decennio fa come grande vittoria la riconversione della produzione della ditta Isella di Brescia che produceva e vendeva mine antiuomo.
Oggi il sindacato è sollecitato a dare risposte anche a nuovi soggetti come utenti e consumatori che sono diventati lobby (inteso in senso anglosassone come gruppi di pressione) importanti e a quel pezzo della società civile che si sta formando dalla crisi della politica tradizionale creando nuove forme di aggregazione culturale e sociale.
Un pezzo di società civile che esprime oggi una forte maturità e mette in campo rapporti di forza crescenti e che sempre più chiede prodotti equi e solidali in campo commerciale ed etici in campo finanziario.
Andrea Turi, giornalista di Finanza on line, che segue la finanza alternativa, dice: il nostro mercato finanziario è un mercato per molti versi ancora troppo giovane per questi strumenti, basta pensare che negli Usa l’avventura dei fondi etici è nata più di un decennio fa e che quei fondi gestiscono oggi miliardi di dollari mentre da noi sono solo una decina e gestiscono percentuali di risparmio irrisorie.
Ma tutto questo sarà soggetto a cambiamenti molto repentini, specie se i risparmiatori per primi cominceranno a chiedere alle proprie banche o ai propri promotori finanziari se hanno nel portafoglio prodotti e strumenti di questo tipo, che permettono lo sviluppo non di una moda, per sua natura effimera e passeggera, ma di un sistema dove il soggetto è l’uomo e non il denaro.
Il punto a mio avviso è dunque se questi spazi li riempiamo noi come lavoratori con i ns contenuti e le nostre richieste o se lo lasciamo fare alle banche.
Per sviluppare meglio queste idee ho proposto con alterna fortuna un tavolo di discussione nella Fisac pavese sottolineando come capitoli di ragionamento i seguenti:

Sono profondamente convinto della necessità che questi argomenti si muovano anche nel dibattito sindacale e nella coscienza di tutti noi, ed è per questo caro Forum che ti ho scritto….

Adriano Arlenghi
Gambolò

 

Sulla manifestazione del 23 marzo e per lo sciopero generale del 16 aprile

2/4/02: Mimmo Arbues (miarbues@libero.it), collega di Bari, ci invia le sue riflessioni all'indomani della manifestazione della CGIL a Roma e in vista dello sciopero generale unitario del 16 aprile

Una bella giornata di sinistra.
Non solo il dolore ma anche la gioia e la partecipazione hanno bisogno di essere elaborate.
Era necessario che passassero alcuni giorni per avere piena consapevolezza di quello che è accaduto sabato 23 marzo a Roma.
Era necessario che sedimentassero le emozioni, le sensazioni, il senso di quella manifestazione.
Chi ha parlato troppo in fretta ha affermato che quei tre milioni di donne e di uomini erano la riprova della vittoria degli estremisti in una lotta interna alla sinistra (sig. Tremonti).
Hanno affermato che erano la riprova della contiguità dei lavoratori con quegli infami banditi che hanno vilmente assassinato il prof. Biagi. (sig. Bossi).
Per inciso: le autorità competenti anziché mostrare i muscoli ai lavoratori, arrestino quei cialtroni che vagano liberi da più di tre anni!
Hanno affermato che la CGIL ha pagato una scampagnata a tutti (sig. Berlusconi, credo).
Hanno affermato che non eravamo più di settecentomila (forse ci hanno contato in euro!).
Comprendo la loro rabbia, il loro dolore. Sarebbe stato meglio, per tutti, se li avessero elaborati meglio!
Il 23 marzo a Roma non c’era una massa di tre milioni di persone, c’erano tre milioni di passioni, di speranze, di voglia di lottare, tre milioni di idee, uniti in un grande ideale: una società solidale.
Il valore forte intorno al quale ho visto raccogliersi lavoratrici, lavoratori, studenti, pensionati, no-global è quello di una società solidale da contrapporre a chi non sa offrirci che un capitalismo compassionevole.
E’ così grande la distanza che alcuni (sig. Berlusconi, ancora lui) non comprendono cosa ci facesse un lavoratore a tempo indeterminato il 23 marzo a Roma, a loro modo di vedere non rischiava nulla.
E’ proprio questo il punto dirimente, le donne e gli uomini che lavorano sentono sulla propria pelle lo schiaffo inferto sul volto di qualsiasi uomo!
E’ INACCETTABILE per le nostre coscienze il tentativo di mercificazione del lavoro, della dignità dei lavoratori!
Ha detto bene il segretario confederale non è possibile trovare parole migliori di quelle che il compagno Ugo Spagnoli pronunciò nel 1966 durante il dibattito parlamentare per l’introduzione della legge, primo esempio di giusta causa a difesa dei licenziamenti individuali, poi recepito dallo statuto dei lavoratori: “ Tutto ciò che ci si chiede e che ci è stato chiesto è la tutela di quella dignità umana che la dottrina cattolica considera principio e fondamento ontologico di ogni valore umano, la più alta prerogativa della persona umana, e che per noi è il fondamento di una concezione dell’uomo che vogliamo ricondurre a se stesso liberandolo da ogni alienazione e da ogni sfruttamento”.
C’era il sole a Roma il 23 marzo, ed è stata scritta una bella pagina del nostro paese; è stata una bella giornata, una giornata di sinistra, una giornata di democrazia.
La citazione finale del compagno Cofferati mi ha riportato alla mente, forse anche per il martirio cui è oggi, più di ieri, sottoposto il popolo palestinese, un vecchio proverbio arabo “inganno l’animo mio con speranze che attendo, quanto sarebbe difficile vivere senza quello spiraglio di speranza”.
Questa grande speranza abbiamo manifestato a Roma: una società più giusta.
Una società non è più giusta se il lavoro è solo una elemento della catena produttiva.
Una società non è più giusta se le istanze dei lavoratori sono liquidate con disprezzo.
Sabato 23 marzo abbiamo visto persone dalle storie molto diverse accomunate da un grandi ideali, che non si arrendono dinanzi alla dittatura della maggioranza.
I lavoratori non hanno paura dei confronti e degli accordi, ma altrettanto sicuramente non hanno paura della lotta, della lotta democratica.
Il 23 marzo hanno gridato un grande NO ad una politica miope ed iniqua, per una società più solidale, per il rispetto delle persone, dei lavoratori.
Sono arrivati ad affermare che la manifestazione non è stata pacifica, perché qualcuno ha inneggiato alla caduta del governo Berlusconi, la verità è che ignorano la differenza tra “inimicus” ed “hostis”.
Certo, le politiche di questo governo sono osteggiate dai lavoratori, questo esecutivo è “hostis” dei lavoratori e di tutti i sinceri democratici. E’ il “nemico pubblico” quello che si combatte, con gli strumenti della democrazia, perché altro da se, perché è portatore di istanze inaccettabili.
Per loro, invece, siamo semplicemente “inimicus”, ci odiano personalmente, perché siamo semplicemente diversi da loro e non asserviti ai loro interessi.
BUON SCIOPERO GENERALE, GENERALISSIMO, A TUTTI!!! 

 

 

Fondazione Tonino Archetti (O.N.L.U.S. di volontariato)

15/3/01: Piero Fontanini, (toninoarchetti@libero.it)collega di Genova e presidente della Fondazione intitolata a Tonino Archetti (un sindacalista FISAC prematuramente scomparso) ci scrive chiedendoci un po' di spazio per far conoscere scopi e finalità della Fondazione. Acconsentiamo volentieri in ricordo di un caro amico.

Sono Piero Fontanini un collega del Nucleo Informatico Territoriale di Genova, presidente dell' Associazione O.N.L.U.S di Volontariato "Tonino Archetti", a nome della quale Vi richiedo di esaminare la possibilità di inserire sul Vostro sito l'informativa relativa alla nostra associazione e alle sue iniziative e se possibile l'apertura di un link verso il nostro sito:

http://digilander.iol.it/toninoarchetti

La nostra richiesta è finalizzata a far conoscere a tutti coloro che hanno avuto modo di conoscere e apprezzare Tonino Archetti, anche fuori dai confini della Liguria l'iniziativa che è nata in suo ricordo.

Per completezza di informazioni intendiamo con questa breve sintesi, fornire alcune delucidazioni relative alla nostra associazione e i suoi obbiettivi.

L'Associazione Tonino Archetti nasce da un idea di amici e colleghi del San Paolo-IMI operanti sulla piazza di Genova, i quali, avendo potuto conoscere ed apprezzare la figura e l'attività sociale svolta da Tonino, scomparso prematuramente nel 1999, hanno ritenuto di attivarsi con iniziative, mirate a non lasciare che il suo ricordo sbiadisca nel tempo.

E' stata costituita formalmente il 18 Marzo 2000 e ad oggi conta circa 250 soci prevalentemente colleghi che indipendentemente dalle convinzioni politiche o sindacali, hanno sentito di poter condividere il senso dell'obiettivo che vorremmo raggiungere 

La nostra associazione ha individuato nella promozione dello studio, dell'istruzione e della cultura, e nell'approfondimento di temi a lui cari, il giusto contributo per mantenere vivi il suo ottimismo il suo impegno e i suoi valori di solidarietà, costanti e sempre coerenti nell'arco della sua vita sia professionale che sociale.

Per ricordare Tonino ci siamo orientati verso la realizzazione di progetti che opportunamente sviluppati possano contribuire, anche con soluzioni innovative, a far nascere e diffondere nuove sensibilità e una cultura dove si possa coniugare l'economia con la dignità e i diritti della persona e dove i valori sociali siano rivalutati.

Le prime iniziative che abbiamo posto in essere sono:


Istituzione di borse di studio

Rivolte a studenti partecipanti al "corso di perfezionamento in management delle organizzazioni non profit", anno accademico 2000/2001 organizzato dalla Facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Genova


Adozioni a distanza per la scolarizzazione

Progetto incentrato sulla prevenzione della prostituzione minorile in Nepal ,attraverso l'avvio allo studio ragazzi/e adolescenti. Il progetto prevede l'ospitalità e lo studio in centri di accoglienza, e il successivo aiuto al reinserimento nella comunità di origine. Il Ns. sostegno per questa iniziativa è di mantenere allo studio, compreso vitto e alloggio e tutto il materiale didattico necessario, 5 adolescenti.

Sono inoltre in fase di studio altri progetti che, compatibilmente alle quote raccolte, dovrebbero concretizzarsi nei primi mesi dell'anno in corso.

Si rimane a disposizione per eventuali chiarimenti, distinti saluti.


ASSOCIAZIONE TONINO ARCHETTI
Organizzazione di volontariato

Il Presidente
Fontanini Piero
Nucleo Informatico
Territoriale Genova
010 5486570

 

 

La casella postale elettronica? Solo per qualcuno!

30/1/01: Maurizio Topino (mautop@tiscalinet.it), un collega del Back Office ci segnala lo "strano" criterio con cui vengono assegnati strumenti di lavoro e le ancor più ridicole conseguenze che ne derivano

Oggetto: Una riflessione

In questo periodo di importanti trattative, questo argomento che sto per scrivere può sembrare un po' futile, però voglio sottoporlo ugualmente.
L'antefatto è questo: il Sanpaolo è una banca che sta dando sempre più importanza ad internet. Tra pochi giorni, e dopo un notevole ritardo rispetto alle altre banche, anche lei farà il suo debutto sulla rete con la Internet Banking. Ad inizio gennaio, era arrivato sulla casella memo di tutti i colleghi del DOS (compresi noi dei Back Office) un "invito" ad aderire alla Internet Banking, così che potevamo testare la procedura e segnalare eventuali disfunzioni o suggerimenti.
Tutto bene fin qua: peccato che la stragrande maggioranza dei colleghi ai Back Office, come del resto anche nelle filiali, non posseggono nè una e-mail nè il collegamento Internet. Al Centro Contabile la quasi totalità dei colleghi possiede sia la possibilità di navigare in Internet che, ovviamente, la casella e-mail, mentre ai Back Office per ottenerli (la casella e la possibilità di navigare) bisogna intraprendere una lunga trafila gerarchica, e sembra che l'autorizzazione sia data più per meritocrazia (?!!???) che per reale necessità. Da notare che almeno la casella e-mail sarebbe molto utile, visto che quando devo mandare dei files ad altri servizi e propongo la casella MEMO come mezzo per inviarli, tutti si rifiutano dicendo (giustamente!!!!) che è troppo lento scaricare i files, e quindi devo migrare da qualche persona "privilegiata" che invece la possiede. Capisco che non sia così importante adesso, però mi sembra che sia una specie di discriminazione nei confronti dei colleghi dei Back Office. Tra l'altro, il Dott. Curcuruto, nostro Capo Dipartimento, nelle sue lettere pubblicate sul sito Intranet del DOS, mette sempre il suo indirizzo e-mail, invitandoci a scrivergli i nostri pareri: ma se non abbiamo una casella, come diavolo facciamo a scrivergli?
Ciao da Maurizio Topino

 

Per un nuovo modello di consumo

27/1/01: Fausto Caffarelli (fcaffa@tin.it), che già ci aveva inviato alcuni documenti relativi all'Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization) e alle relative inziative di sfruttamento globale di risorse e Persone, ci sottopone ora una microguida per il "consumo responsabile"

Amici e amiche,
è tempo di scelte, ovviamente per chi pensa che il modello di consumo attuale sia da rivoltare come un calzino. In caso contrario, non andate avanti e buttate l’e-mail nel "cestino". Oggi, come dice Alex Zanotelli, si vota anche (o forse soprattutto) quando si va al supermercato ed è sempre più urgente la necessità di orientare i nostri acquisti in chiave critica, valutando i comportamenti delle imprese. Lo fa da anni, con puntiglio e rigore, il Centro Nuovo Modello di Sviluppo che dal 1996 pubblica una Guida al consumo critico. Che fa in pratica, e in estrema sintesi, il CNMS ? Prende in esame alcuni aspetti delle aziende, esprime un giudizio che può andare dall’approvazione alla critica severa e lo evidenzia per benino in una lista di prodotti suddivisi per genere e marchi. Vi ricordate Andy Luotto nell’Altra Domenica di Renzo Arbore e il suo storico tormentone: "Buono, nobuono"? Ecco, una cosa del genere.

LA GUIDA DEL CMS

Gli aspetti presi in esame nella guida del 2000 sono:

CHE COSA HO FATTO

La guida consta di circa 400 pagine, tutte godibili e tutte ovviamente da leggere. Ma si sa, qualcuno non ha tempo, deve dare da mangiare al pupo, "stasera c’è il film", "vengono i suoceri a cena", ecc…Bene, vi risparmio un po’ di fatica. Ho tentato una sintesi della lista dei prodotti di cui sopra, chiaramente parziale e discutibile, ma che propongo alla vostra attenzione. Quali sono i criteri che ho adottato?

Noterete una forte prevalenza di marchi DA SCARTARE e, a volte, nessuna segnalazione per gli ACCETTABILI e/o OTTIMI. Appunto, il modello di consumo attuale è da rivoltare come un calzino. Buona lettura e ognuno valuti le azioni da intraprendere.

ALIMENTARI DA EVITARE ACCETTABILI OTTIMI
PASTA BUITONI
PEZZULLO
BARILLA
AGNESI
LATTE PARMALAT
POLENGHI
SOLE
STELLA
ELENA
GIGLIO
GRANAROLO
VALSOIA
 
OLIO D’OLIVA BERTOLLI
CIRIO
DANTE
SASSO
   
BISCOTTI LE ORE LIETE
LU
JACOB’S
ORO SAIWA
MISTER DAY
COLUSSI
BISTEFANI
VALSOIA
ALTROMERCATO
PRODOTTI PER RICORRENZE (panettoni, colombe, ecc…) MOTTA
ALEMAGNA
   
CAFFE’ CARAMBA
HAG
NESCAFE’
SPLENDID
FAEMINO
LAVAZZA ALTROMERCATO
THE’ LIPTON
TE’ ATI
STAR TEA ALTROMERCATO
CIOCCOLATO AFTER EIGHT
ALEMAGNA
BACI
BITTRA SUCHARD
CIOCOBLOCCO
GALAK
MILKA
MOTTA
NESTLE’
PERUGINA
SMARTIES
TOBLERONE
LINDT
KINDER
RITTER SPORT
ALTROMERCATO
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Il "pizzo" sui buoni pasto

25/01/01: i buoni pasto delizia... ma anche croce
26/01/01: buoni annonari
26/01/01: risposta buoni annonari

25/01/01 Un collega della filiale di Messina (lelio@solnet.it) denuncia l'illecita richiesta da parte di molti esercenti di "commissioni" sui buoni pasto e invita tutti i colleghi a ribellarsi a questa forma di taglieggiamento.

Da: lelio

Oggetto: i buoni pasto delizia... ma anche croce

Ciao, sono Lelio La Fauci, lavoro nella filiale di Messina.
In mezzo a tanta informativa e fermento per temi importanti scrivo per sollevare un problema che forse sembrerà banale ma che a ben guardare rispecchia un esempio dei tanti piccoli abusi che il lavoratore/consumatore subisce nella quotidianità.
Quella che denuncio è la pratica che si sta instaurando in tanti esercizi commerciali di percepire una "commissione" sull'utilizzo dei buoni pasto. A volte sono 500 lire (su 9.000), a volte il 5%, altre volte ci si affida all'inventiva del singolo esercente... ad esempio rifiutandoli con scuse di vario tipo... insomma, sia a Messina dove lavoro che a Catanzaro, mia città natale dove spesso capito, noto che c'è una tendenza, che aumenta di giorno in giorno, a scaricare sull'utente costi ben noti fin dall'inizio della stipula del contratto che porta all'accettazione dei buoni stessi. Ho fatto l'esempio di 2 posti diversi ma mi risulta che la pratica prende piede un po' dappertutto, almeno in Calabria e Sicilia e vorrei eventuali conferme in questo senso da colleghi che vivono in altre zone.
Questo fenomeno non è recente e già 2 o 3 volte ho cercato di protestare inviando fax e telefonate ai responsabili della RISTOMAT (Società emittente i miei buoni pasto) ma il tutto è rimasto come prima, anzi al danno si aggiunge lo sguardo di scherno dei titolari impuniti degli esercizi commerciali. La RISTOMAT non ha fatto nulla e non si è neanche degnata di rispondermi. Preciso che la pratica riguarda, laddove messa in atto, tutti i tipi di buoni pasto e qualunque utente che li presenti, sia esso il bancario, il dipendente enel, il dipendente comunale ecc. Ora io vorrei con questa mail ottenere alcune cose:

  1. che tutti i colleghi non accettino passivamente questa situazione ma che si ribellino e adottino un atteggiamento che faccia capire al commerciante che non si può non rispettare un contratto sottoscritto. Quanto sopra eventualmente anche coordinandosi tra di loro in modo da rendere più visibile e chiara la protesta contro queste prevaricazioni.
  2. che segnalino prontamente alle Compagnie dei buoni pasto, al Sindacato, eventualmente ai competenti uffici del San Paolo ogni irregolarità nello svolgimento della convenzione chiedendo in modo risoluto il rispetto dei propri sacrosanti diritti.
  3. che il Sindacato si faccia promotore in tempi brevi di idonee iniziative di monitoraggio del fenomeno, di denuncia dello stesso, di ripristino della legalità, chiedendo ove necessario la disdetta dei contratti con le Compagnie che avallano tale losco comportamento.
  4. che il Sindacato ribadisca a tutti, attraverso i consueti canali, quali sono i nostri diritti in questo specifico comparto e si faccia promotore di iniziative collettive a nostra tutela.

Invito tutti gli interessati, a qualsiasi titolo, a non rinunciare al pieno godimento di un diritto faticosamente conquistato per la sola vergogna di far sentire la propria voce, o per quieto vivere o perché in fondo il 5% non è molto... Spero che queste mie parole siano utili e vengano diffuse quanto più possibile... altrimenti dopo il parcheggiatore abusivo finiremo tutti a pagare un ulteriore pizzo...

Ciao a tutti e complimenti a coloro i quali lavorano a questo interessante sito...

Lelio ICQ 1680211

è gradita la risposta ANCHE in email... lelio@solnet.it

 

26/01/01

da: Armando (cgilsp@mail.cdh.it)

Oggetto: buoni annonari

Caro Lelio, sono Armando Cozzani RSA di La Spezia, se la notizia può esserti di conforto ho avuto anche io parecchie lamentele di colleghi a proposito di buoni pasto sia per quanto riguarda l'uso dell'istituto di far "ruotare" le compagnie distributrici (in Liguria siamo passati da Passlunch a Qui ticket service), sia per quanto riguarda il modo disinvolto di comportarsi degli esercenti; in particolare su questo ultimo punto ti segnalo alcuni comportamenti a mio avviso non corretti:

Tutte queste scuse sono giustificate di solito dagli esercenti dicendo che le società impongono loro rigidi giorni per inviare costose raccomandate con i buoni e sono troppo lente ad inviare i bonifici oppure che è troppo macchinoso avere il rimborso, poichè ogni società ha le sue regole per i rimborsi etc, alla pizzeria dentro la stazione ferroviaria di Genova Brignole hanno persino la voce "maggiorazione ticket" sul registratore di cassa!
Spero che tu abbia altre notizie in proposito così da poter elaborare un intervento efficace su questa questione.
Ciao e buon lavoro.

La Spezia, 26/1/2001

ARMANDO COZZANI
armandocozzani@virgiolio.it
cgilsp@mail.cdh.it

 

26/01/01

da: Lelio (lelio@solnet.it)

Oggetto: risposta buoni annonari

Ciao Armando,
quello che tu mi scrivi mi rattrista perché mi da la proporzione di un fenomeno che prende piede giorno dopo giorno a tutte le latitudini e sopratutto con la connivenza delle società dei buoni pasto, delle aziende che li forniscono ai dipendenti, la scarsa voglia di farsi rispettare di colleghi e utenti in genere.
Come ti dicevo ho scritto 3 fax e numerose telefonate.
Ieri ho parlato con la Ristomat che mi hanno detto che la cosa a volte si verifica e che è necessario segnalarla a loro e che la via migliore per farlo è tramite i competenti uffici San Paolo (quali sono? ci si va direttamente o per via gerarchica?) al limite mandando per conoscenza a loro una copia della lettera nella quale vanno segnalati gli estremi dei negozianti inadempienti.
Credo che la cosa migliore da fare sia che i colleghi in filiale si organizzino e stilino delle liste di esercenti e che le inoltrino, debitamente firmate da quante più persone possibile a Torino, all'ufficio che si occupa di queste cose (cercheremo di individuarlo) eventualmente tramite il sindacato, ma comunque seguendo una procedura la più snella possibile chiedendo, se la cosa non sarà sistemata, il cambio della compagnia di buoni pasto o il rimborso di quanto illecitamente estorto. Magari sono richieste in parte drastiche ma almeno si muove qualcosa....
E sopratutto non cediamo a queste piccole malversazioni, non è difficile mettere a posto sta gente... finché si è in tempo.
Fammi sapere che cosa avete intenzione di fare e che tipo di sensibilità c'è tra i colleghi riguardo al problema.
A presto

Lelio
ICQ 1680211

 

Storie di ordinaria discriminazione

8/3/2000 AUGURI A TUTTE LE DONNE! Ma una festa in cui è importante dedicare anche un po' di tempo a fare alcune riflessioni. Il Coordinamento Donne ci propone una storia di "ordinaria discriminazione"all'interno della nostra banca. Leggete la storia di "Anna" e apriamo una discussione sulla questione della discriminazione femminile (e magari non solo) sui luoghi di lavoro

 

La tragedia delle donne Afgane

1/12/99 Un visitatore del sito: "cheeyenne" cheyenne@ats.it, propone alla nostra attenzione la tragica vicenda delle donne Afgane. Chi volesse saperne di più può leggere le brevi note che seguono, e in ogni caso tutti sono invitati a sottoscrivere la petizione che trovate al termine di questo contributo. Grazie

Il governo dell'Afghanistan è impegnato in una guerra contro le donne.
La situazione sta degenerando a tal punto che una persona in un editoriale del Times ha paragonato il trattamento cui sono sottoposte le donne a quello subito dagli ebrei nel periodo che ha preceduto l'olocausto in Polonia. Da quando i Taliban hanno preso il potere nel 1996, le donne hanno dovuto indossare il burqua e sono state picchiate e prese a sassate in pubblico per non avere l'abito corretto, anche se questo vuole dire semplicemente non avere la maglia che copre il loro volto fino agli occhi. Una donna è stata colpita a MORTE da una folla adirata di fondamentalisti per avere accidentalmente esposto il suo braccio mentre stava guidando. Un'altra è stata lapidata per aver tentato di lasciare il paese con un uomo che non era un suo parente. Alle donne non è permesso lavorare nè presentarsi in pubblico senza un parente maschio. Le donne professioniste come ad esempio professoresse, traduttrici, medici, avvocati, artiste e scrittrici sono state costrette a lasciare i loro lavori ed ad essere segregate nelle loro case, cosicchè la depressione sta divenendo tanto diffusa, che ha raggiunto livelli di emergenza. Non è possibile in una società islamica a tal punto estremista, conoscere con certezza il tasso di suicidi, ma operatori assistenziali stanno valutando che il tasso del suicidio fra le donne che non possono trovare adeguata cura e trattamento per grave depressione e che preferirebbero piuttosto togliersi la vita, che sopravvivere in simili condizioni, è aumentato considerevolmente. Le case dove vi è una donna, deve avere le loro finestre dipinte cosicchè che lei non possa mai essere vista dall'esterno. In casa, esse devono portare scarpe che non facciano rumore in modo da non essere sentite. Le donne vivono nel terrore per la loro vita per il minimo sbaglio che possono fare. Siccome non possono lavorare, le donne che non hanno parenti maschi o mariti, o fanno la fame, o chiedono l'elemosina sulla strada, anche se sono laureate. Non vi sono quasi presidi medici disponibili per le donne, e gli operatori assistenziali hanno quasi tutti lasciato il paese. In uno dei rari ospedali per le donne,un giornalista ha trovato ancora dei corpi di donne quasi esanimi che giacevano immobili sui letti, avvolte nel loro burqua, senza voglia di parlare, di mangiare, o di fare qualsiasi cosa, ma lentamente deperendo sempre più. Altre, sono impazzite, e sono state viste rannicchiate negli angoli, dondolandosi o piangendo, la maggior parte di esse piene di paura. Un dottore sta considerando la possibilità, quando saranno esauriti i pochi medicinali ancora disponibili, di lasciare queste donne davanti alla residenza del Presidente afgano come una pacata forma di protesta. Siamo al punto in cui l'espressione "violazioni dei diritti umani" è divenuta una dichiarazione inadeguata e priva di significato. I mariti > hanno il potere di vita e di morte sulle donne loro parenti, specialmente sulle loro mogli, ma un gruppo di persone arrabbiate ha tutto il diritto di lapidare o picchiare una donna, spesso a morte, perché ha osato esporre qualche centimetro di carne, o di offenderla in modo molto pesante. David Cornwell ha detto che gli Occidentali non dovrebbero giudicare gli Afgani, ma questo non e' affatto vero. Le donne hanno goduto una relativa libertà di lavorare e vestire generalmente come volevano, guidare l'auto e apparire in pubblico da sole, solamente fino al 1996. La rapidità di questo cambiamento è la ragione principale della depressione e del suicidio. Le donne che una volta erano educatori o medici o che semplicemente usavano le libertà umane fondamentali, sono ora severamente limitate e trattate come sotto-prodotto umano nel nome dell'ala destra dell' Islam fondamentalista. Non è la loro tradizione o "la cultura", ma è l'esatto contrario per loro, e costituisce un eccesso anche per quelle culture dove il fondamentalismo è la regola. Inoltre, se potessimo giustificare tutto sul piano culturale, poi noi non dovremmo essere atterriti per i Cartaginesi che sacrificavano i loro bambini, e che le bambine vengano circoncise in alcuni paesi dell'Africa e che i negri nel profondo sud degli Stati Uniti negli anni 1930 furono linciati, e fu loro proibito di votare, e furono costretti a sottostare alle ingiuste leggi di Jim Crow. Ognuno ha diritto ad un'esistenza umana tollerabile, anche se sono donne, in un paese musulmano, in una parte del mondo che gli Occidentali possono non capire. Se noi possiamo minacciare la forza militare in Kosovo in nome dei diritti umani nell' interesse dell'etnia albanese, allora la Nato e l'Occidente può certamente esprimere pacato sdegno di fronte all'oppressione, all'assassinio e all' ingiustizia commessa dai Taliban contro le donne.

* * * * * *

DICHIARAZIONE:

Nel firmare questa petizione, noi siamo d'accordo che il trattamento attuale contro le donne in Afganistan è completamente INACCETTABILE e merita appoggio e azione da parte delle Nazioni Unite e che la situazione corrente in Afganistan non sarà ulteriormente tollerata.
Quello dei Diritti delle Donne non è un problema piccolo in nessun luogo, ed è INACCETTABILE che nel 1999 le donne siano trattate come sotto-prodotto umano e alla stregua di una proprietà. Uguaglianza e decoro umano è un DIRITTO, non una libertà, sia che uno viva in Afganistan o in qualunque altro luogo.

Per favore firmate per solidarizzare, indicando la città e la nazione in cui vivete, copiate e inviate via e-mail al maggior numero possibile di persone.

La petizione deve essere inoltrata via e-mail a:
Mary Robinson,
Alto Commissario delle Nazioni Unite, UNHCHR
webadmin.hchr@un.org
e a:
Angela King,
Consulente Speciale su Problemi del Genere femminile e l'Emancipazione delle Donne presso le Nazioni Unite,
daw@undp.org

Anche se decidi di non firmare, per favore sii rispettoso della petizione.
Grazie.

 

Organizzazione Mondiale del Commercio: sfruttamento delle risorse e delle Persone

4/11/99: Fausto Caffarelli (fcaffa@tin.it) ci ha inviato cinque documenti relativi all'Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization) alle sue inziative di sfruttamento globale di risorse e Persone, al suo potere sovranazionale, al MAI (Accordo Multilaterale sugli Investimenti) e a molto altro ancora, a partire dai pericoli per l'ambiente e la salute...
Li pubblichiamo volentieri, specicando che i primi due sono in formato rtf e quindi leggibili tramite qualunque programma di scrittura (Word, ad esempio), mentre gli ultimi tre sono in formato pdf e quindi richiedono l'utilizzo di Acrobat Reader, un programma gratuito che se non avete ancora potete scaricarvi direttamente facendo click su questa iconetta

e ricliccandola sulla pagina che si aprirà (se avete delle difficoltà contattatemi pure senza problemi! pabarre@tin.it)

  1. Che cos'è e come opera la Worl Trade Organization (Organizzazione Mondiale del Commercio)? Le iniziative passate e quelle in agenda

  2. Un Fac Simile di Ordine del Giorno da proporre in Consilio Comunale per opporsi all'Accordo Multilaterale sugli Investimenti (MAI)

  3. La dichiarazione di Third World Network agli incontri su Commercio & Ambiente e Commercio & Sviluppo dell'Organizzazione Mondiale del Commercio

  4. La dichiarazione diei membri della società civile internazionale contro il millennium round di trattativa dell'Organizzazione Mondiale del Commercio

  5. Il volantino contro i nuovi negoziati dell'Organizzazione Mondiale del Commercio del 30/11/99

Vi segnaliamo inoltre un sito e una mailing list che si occupano di tutto questo:

Qualsiasi documento allegato si voglia inoltrare sulla lista che si occupa di questi argomenti deve essere inviato al sottoscritto all'indirizzo:

noomc-it-owner@egroups.com

che provvederà a inoltrarlo e/o a renderlo disponibile sul sito web della lista

http://virgilio.egroups.com/docvault/noomc-it/

o a inoltrarlo per pubblicazione a quello della campagna

http://www.promix.it/roba/mai

Possibilmente verificate che non ci siano virus!
Provvederò io a comprimerlo trasformandolo in .rtf o .pdf a seconda del caso.
ciao
Andrea Benetton
Supporto Tecnico Lista NOOMC-IT
Saronno (VA) Italia

Naturalmente pubblicheremo sul sito della FISAC SanPaolo tutto quanto vorrete inviarci in merito!

 

Come dovrebbe essere il nostro sito?

Un utente mi scrive a proposito dell'inadeguatezza del sito. Nella mia risposta (in qualità di webmaster) cerco di chiarire obiettivi e metodi. Sarà possibile aprire un dibattito per migliorare questo servizio? Si accettano critiche, suggerimenti e, se ce ne sono, commenti positivi...

29/7/99 Alessandro Pagano (aleko@freemail.it) ha scritto:
Mi congratulo per il tempo che ho perso a visitare il vostro sito. E' impensabile che per ricercare un documento vecchio io debba attraversare quella orrenda palude di link nella quale è più facile perdersi che trovare ciò che si desidera spero che accettiate questa critica e che il sito assuma una struttura più adeguata (è una rottura pazzesca anche reinserire miliardi di volte la password)

22/8/99 Paolo Barrera (pabarre@tin.it) ha risposto:
Caro Alessandro,
innanzitutto scusa per il ritardo con cui ti scrivo, ma sono appena rientrato dalle ferie e ho letto la tua mail solo oggi.

Mi dispiace molto per il tempo che hai dovuto sprecare durante la tua ricerca, e in ogni caso ti ringrazio per avermi segnalato la tua insoddisfazione. Certo ottenere approvazione è più piacevole, ma avere degli stimoli per migliorare il proprio lavoro è altrettanto importante. Proprio per questo motivo ti chiederei di chiarirmi meglio quali sono le difficoltà che hai incontrato e, soprattutto, quali sono le tue idee affinché "il sito assuma una struttura più adeguata". In mancanza di questo non posso far altro che precisarti molto sinteticamente i criteri guida con cui è stato creato il sito e che finora (ovvero fino alla tua mail) avevano riscosso un certo successo.

Il primo criterio è quello di fornire all'utente tutto il materiale di produzione e/o interesse sindacale nell'ambito Sanpaolo Imi e tutte le informazioni nazionali più rilevanti (ad esempio evoluzione della contrattazione nazionale). Si tratta ovviamente di una mole di materiale molto ampia, in cui si possono trovare notizie molto interessanti e altre di ambito per così dire "locale" o anche solo "di colore". Può darsi che questo sia un problema, ma secondo me sarebbe un problema peggiore se il gestore del sito o qualche altro "organismo" decidesse che cosa merita di essere messo in linea e che cosa no. Non credo di dover spiegare questa mia posizione. Naturalmente tutto ciò comporta una marea di documenti in linea...

Il secondo criterio cerca di mettere effettivamente a disposizione dell'utente il materiale in linea. Conscio che troppa informazione è uguale a nessuna informazione (ma è poi così vero?) ho strutturato il sito in modo che i vari documenti (che per altro sono tutti indicizzati con una breve esposizione del contenuto) possano essere cercati su due basi "oggettive":
1) la data di pubblicazione dei vari documenti (la pagina delle news)
2) l'autore del documento, ad esempio la Segreteria di Coordinamento, Le Segreterie Unitarie, i vari Coordinamenti territoriali, ecc. (la mappa del sito).
Inoltre è stato introdotto un motore di ricerca interno al sito che permette ricerche full text in tutti i documenti immettendo specifiche richieste.

Il terzo criterio è quello di "difendere il valore aggiunto" di due "cose" che per la FISAC hanno molta importanza: 1) gli iscritti al nostro sindacato e 2) il lavoro e le elaborazioni intellettuali della nostra struttura. Un sindacato come il nostro ha l'ambizione di rappresentare tutti i lavoratori e cerca di farlo al meglio, spesso riuscendoci, ma esiste solo grazie al contributo e al sostegno politico, di idee e in denaro dei propri iscritti, ai quali è doveroso riconoscere uno status diverso da quello degli altri lavoratori. Ecco quindi perché il nostro sito ha una zona "riservata" agli iscritti, zona in cui loro - e solo loro - possono consultare documenti, guide e servizi appositamente strutturati per loro. In questo modo, inoltre, si difende da plagi e vere e proprie appropriazioni indebite il lavoro di analisi ed elaborazione che è patrimonio specifico della nostra organizzazione. Tutto questo naturalmente ha un costo, ovvero quello di dover digitare una password per accedere alla zona "protetta". Per altro tutti i documenti protetti sono accessibili da un medesimo "portale" con indici specifici in modo da ridurre al minimo la necessità di digitare la password: un volta all'interno della zona "protetta" si possono consultare tutti i documenti contenuti senza dover digitare password o dover uscire.

Voglio infine chiarire che quanto detto rispetto ai criteri non vuole essere una "giustificazione" o, peggio, una presa di posizione arroccata a difesa di una struttura inamovibile. Vuole piuttosto essere la "socializzazione" di alcuni obiettivi e del metodo scelto per raggiungerli. La conoscenza di questi due aspetti mi sembra fondamentale per aprire una discussione "seria" sulla struttura del sito. E poiché sono convinto che che vi sia un gran bisogno di discussioni serie e costruttive su obiettivi e metodi (sia pure quelli di un marginale sito internet, ma tant'è, da qualche parte bisogna pur cominciare...) pubblicherò questa nostra corrispondenza (e quello che vorrai rispondermi) sul forum del sito, allo scopo di allargare questo confronto agli altri utenti. Insomma, una sorta di "Come vorremmo il nostro sito". Sono bene accette tutte le critiche, ma anche i commenti positivi, se ce ne sono...

Cari saluti
Paolo

La richiesta di aprire un dibattito su "come dovrebbe essere il nostro sito" ha avuto due risposte. Una un po' più tecnica e l'altra decisamente più "allargata". Le pubblico entrambe (ovviamente!) aggiungendo una piccola risposta alla seconda mail. L'invito, neanche a dirlo, è quello di allargare ulteriormente il confronto...

23/8/99 Gianfranco Goria (gianfranco.goria@FUMETTI.ORG) ha scritto:
Mah, che dire... Io ho provato a fare ricerche, anche astruse come il mio nome o generiche come "verbale", e ho dovuto inserire una sola volta la password. Sarebbe interessante sapere esattamente che razza di percorsi ha seguito l'utente "spazientito" dai tempi di attesa e dai link. Viceversa non posso dire altro che la struttura attuale è altamente soddisfacente per un utente normale come me.
Buon lavoro!

19/4/99: Carlo Oldani (oldlisa@netsys.it) ha scritto:
Caro Paolo bentornato dalle ferie.
Scusa l'intrusione sin dal primissimo argomento che ci regali in pasto nel forum da assisuo frequentatore del sito non posso che rispondere alla domanda "come vorreste il ns sito" con la sicurezza del tifoso da curva: così com'è.
Esattamente con le bellezze e le brutture della nostra organizzazione.
Con la splendida anarchia delle esperienze "amatoriali" (una bella parola che ricorda l'amore) che regala democrazia ed un utile strumento di lavoro, un luogo che socializza informazioni indispensabili (...più del pane, credimi, almeno qui in periferia) per capire quel che succede in sanpaolo, forse utilizzabili, volendo, per elaborare insieme spezzoni di politica sindacale.
Tutto qs, certo, porta alla palude di pagine. Ogni democrazia ha il suo prezzo, in genere caro e salato.
Io credo che tutti insieme possiamo pagare il ns, in fondo la gabella ci rapina solo un pò di tempo e qualche spicciolo di bolletta telefonica.
Ma non chiedetemi di condividere la posizione di chi vuole alleggerire il sub buttando la bombola d'ossigeno.
Anzi, personalmente chiederei ancora più ossigeno, una bombola ancora più grande.
Se poi nell'assillo dell'incasinato lavoro quotidiano fioccheranno errori insieme a spunti interessanti...meno male!!
Pensiamo per un attimo come può essere brutto un sito impaludato sempre e solo sulla linea giusta che ci guida sicuro e senza esitazioni...brrr, neanche la mia mamma ha più qs capacità...

ps
se proprio devo fare una critica, trovo che a volte rincorriamo troppo l'ufficialità della "linea giusta" (manco Paolo avesse fatto tirocinio da giovanissimo allo zeri i populit a tirana) qs quando, ovviamente, appare qualcosa di redazionale il quissssssszzzzzzzzz sul contratto ad esempio possibile che tutte le domande inducano ad immaginare un contratto bello, positivo, senza sbavature, tutto proiettato in avanti, foriero di conquiste aggiuntive in ambito aziendale, manco jw in berretti verdi o stallone-rambo.
io che valuto, ad oggi, positivamente la chiusura contrattuale mi sono un pochino depresso: mi sono sentito come quei soldatini da ringalluzzire prima dell'assalto finale (che in genere finisce con la morte del soldatino) avendo cara, ad oggi, la vita declinerei l'invito all'assalto (non per diserzione ma convinto di non voler perdere)
ciao
carlo oldani

29/8/99 Paolo Barrera (pabarre@tin.it) ha risposto:
Caro Carlo,
non ho mai pensato di redigere manuali per aspiranti "Sturmtruppen" sindacali. Sono sicuro che tu e alcuni altri frequentatori di questo sito, che per le più diverse vicende avete avuto la (dubbia) fortuna di conoscermi personalmente, sappiate come non solo io non abbia tali aspirazioni (affermazione sui pensieri e come tale, purtroppo, non oggettivabile), ma non ne abbia nemmeno la capacità e l'autorità. D'altro canto gli altri (quelli che mi conoscono meno) non dovranno accontentarsi di credermi sulla fiducia (e come si potrebbe avere fiducia in qualcuno che non si conosce?), ma potranno trarre le loro conclusioni proprio dal tipo di conduzione che - tra non poche difficoltà - sto cercando di dare al sito.
Non mi dilungherò sulla battaglia contro ogni forma di "censura" del sito, sia perchè ho già esposto questo concetto, sia perchè mi sembra che tu lo condivida ampiamente. Voglio piuttosto puntualizzare come quelli che tu definisci "interventi redazionali" in realtà non esistono, in quanto PURTROPPO non esiste una redazione del sito. Non esistendo una redazione il nostro sito contiunua ad essere un'agenzia di stampa e non un giornale, se rendo l'idea. Nel senso che non ha una linea, nè ufficiale, nè alternativa, ma si limita a rendere disponibile quello che succede, ognuno valuti. Questo comporta vantaggi e svantaggi, non solo relativi alla palude di pagine. Lo svantaggio ovviamente è proprio quello dell'assenza di linea, che vuol dire anche assenza di coordinamento, di analisi. Infatti ogni volta che si presenta la necessità di titare le fila su un qualche argomento, ogni volta che sarebbe utile cercare di mettere in relazione le cose, di tentare un'analisi... non se ne fa niente perchè non c'è una redazione. O meglio, c'è il sottoscritto, ma questo - fortunatamente - è il sito della Fisac SanPaolo e non quello delle opinioni di Paolo Barrera. Sono ben conscio di questo problema e quindi cerco di limitare al minimo ogni intervento che non sia puramente di raccolta. Con il "Quizzone" non pensavo di andare molto oltre un tentativo di rendere un po' più interessante e schematica (soprattutto per i non addetti ai lavori) una materia tutto sommato ostica e sterminata. Ma tant'è, è evidente che ognuno, per quanti sforzi faccia, mette sempre se stesso nella cose che fa, e non penso di dover chiarire come io creda che questo sia stato un buon rinovo contrattuale. Non per questo tuttatavia mi sembra di aver alterato la realtà dei fatti o di essermi proposto come la Guardia Albanese di una qualche verità rivelata.
In ogni caso, anche quello che sembra uno svantaggio può diventare un'opportunità. Infatti se manca una redazione "ufficiale" questo va a tutto vantaggio di un'enorme redazione "ufficiosa": quella dei frequantatori del sito che hanno tutti gli spazi per far sentire la loro voce, per proporre analisi e ipotesi.
Perchè non incominci tu, magari proponendomi una tua personale versione del "Quizzone"? La pubblicherei con molto piacere ...
Cari saluti
Paolo

Terza puntata del dibattito: si entra nel merito "tecnico" della costruzione del nostro Sito...

22/9/99 Alessandro Pagano (aleko@freemail.it) ha scritto:
Caro Paolo,
sono contento che tu abbia accettato la mia mail con spirito positivo e penso che il fatto di dare spazio alla tematica "come vorremmo il nostro sito" sul forum sia una magnifica idea, perché l'opinione degli utenti costituisce una preziosa miniera di idee e di metodi atti a raggiungere gli obiettivi prefissati. In questo modo, infatti, l'utente diventerebbe parte attiva facendo da catalizzatore per un positivo sviluppo del Web.
E' sufficiente dare un occhiata sommaria al sito per accorgersi dell'enorme mole di documenti online; trovo giusto dare spazio a tutti i tipi di informazioni dalle più alle meno importanti.
Una grossa mole di informazioni implica degli inevitabili problemi nell'organizzazione dei documenti disponibili e, dati gli argomenti trattati, è giusto differenziare gli utenti iscritti da quelli non iscritti al sindacato per salvaguardare il prezioso lavoro dei sindacalisti e per le ragioni da te giustamente descritte. Tutto ciò ci porta ad inserire delle giuste restrizioni, che trovano ideale applicazione, nell'utilizzo della password.
Quello che io trovo oltremodo scomodo nell'organizzazione e nella conseguente navigazione del sito è il "difettoso" collegamento tra la home page e il resto dei documenti perché vedo il sito strutturato in questa maniera:

documenti non protetti da password
home page --------->
documenti protetti da password

Per la prima categoria di documenti non individuo problemi: cliccando sul relativo link, dalla home page ci si collega immediatamente al documento desiderato.
Per quanto riguarda i documenti protetti da password io devo cliccare sul link della home page, inserire la password e mi trovo davanti ad una pagina che mi mette di fronte ad una prima scelta: se consultare le fonti normative (e quindi per visualizzare le circolari e tutto il resto) oppure consultare dei pareri, delle guide e delle interpretazioni alle normative. E' possibile che io cerchi qualche documento (intendo le informazioni a me utili) che sta nelle pubblicazioni "l'alfabeto dei diritti" oppure "la cicala e la formica" oppure è possibile (ma solo se il documento è recente) che io lo trovi nei link sottostanti. Per ricercare il documento nei link che chiudono la pagina mi potrei avvalere del riferimento cronologico che ho notato essere non sempre esatto.
Dato che avevo individuato sulla home page altri rimandi a dei documenti di mio interesse torno indietro alla home page e clicco nuovamente sul relativo link: devo reinserire la password e un'altra volta effettuare la ricerca nella pagina sopra descritta. A mio parere, questa ricerca non è chiara ad un semplice utente che "non è del mestiere".
Concludendo, per ogni documento protetto da password che presenta un link sulla home page, occorre reinserire la parola chiave.
Questo non immediato e farraginoso collegamento tra la home page ed il documento da visualizzare fa diminuire all'utente l'interesse per il documento stesso sfiduciandolo.
Questa non vuole essere una critica fine a se stessa ma un incentivo a sviluppare nuovi sistemi organizzativi.

Proporrei un'organizzazione di questo tipo:

home page (con all'interno due gruppi di link):

link ai documenti non protetti -------> documento

link ai documenti protetti -----------> pagina della password ---------> documento

e quando si ritorna alla home page: (due metodi di risoluzione)

1) tornare (attraverso un link sulla pagina del documento) ad una home page fittizia (sempre all'interno del "circuito password" o "zona protetta") che ripropone gli stessi ed identici link della home page originale.

2) procedere alla memorizzazione della password in modo che una volta inserita si è a conoscenza che l'utente è abilitato e che quindi può avere accesso a tutte le aree del sito.

queste due soluzioni escludono l'utilizzo della pagina intermedia di ricerca che comunque è uno strumento prezioso, quindi proporrei di inserire un link (ben evidente) sulla home page, per chi vuol effettuare una ricerca specifica sui documenti che non presentano link sulla stessa.

Come si può constatare non è mia intenzione "alleggerire il sub buttando la bombola d'ossigeno" come qualcuno ha ipotizzato, mi piacerebbe solo rendere l'ossigeno meglio fruibile.
Non crediate quindi che io giudichi negativamente il sito del "cac sanpaolo"; ho apprezzato molto la pagina iniziale dove si permette all'utente di visualizzare il sito con i frame o senza come ho apprezzato molto il questionario java (sarei contentissimo se mi potessi mandare le classi e lo script).
Spero che le mie critiche siano accettate con spirito positivo e che le mie proposte vengano prese in considerazione e auspico un positivo riscontro sul forum.
Alessandro

28/9/99 Paolo Barrera (pabarre@tin.it) ha risposto:
Caro Alessandro,
grazie per le precisazioni che hai voluto sottopormi in merito alle insoddisfazioni che hai incontrato nella navigazione del nostro Sito.
Posto che la necessità di "proteggere" alcune zone del Sito mi sembra ampiamente condivisa, entrerei subito nel merito delle difficoltà che questa necessità determina per gli utenti.
Il sistema di password che utilizziamo sul Sito è di tipo estremamente artigianale (ancorché difficilmente aggirabile) e questo per banali, ma haimè al momento insormontabili, questioni di budget. Tradotto in parole povere (è il caso di dirlo) non ho a disposizione i fondi per procurarmi un sistema di crittazione che memorizzi gli utenti o anche solo l'avvenuto inserimento della password in modo da non costringerli a ripetute immissioni della medesima, il che ovviamente, come tu stesso mi suggerisci, sarebbe il sistema più efficiente per risolvere il problema. Escluso il meglio resta solo il possibile, ovvero tentativi più o meno riusciti di compatibilizzare sicurezza e riduzione delle ripetitività delle operazioni di navigazione.
Una soluzione che va per la maggiore nei siti sindacali è quella di istituire una "Pagina riservata alle strutture" collegata alla homepage con un unico link crittato Questo sistema, al navigatore non autorizzato, annuncia semplicemente la presenza di tale pagina riservata senza nulla dire sul suo contenuto, mentre l'utente con password deve entrare "al buio" nella zona riservata, senza sapere se vi sono novità o meno. Per contro l'accesso a questa zona è univoco, avviene da un unico link e sempre e solo da quello, e tutte le informazioni riservate sono contenute in un'unica zona. Apparentemente questo tipo di meccanismo potrebbe rispondere alle obiezioni che sollevi. Apparentemente e non solo, tant'è che in effetti è il più diffuso (per non dire l'unico).
Per altro, se analizzi bene la struttura riservata del nostro Sito, noterai che si avvicina molto più di quanto non sembri a questa impostazione, ma con una differenza che a mio parere aggiunge molte informazioni senza caricare eccessivamente la navigazione.
Mi spiego. Anche nel Sito Fisac SanPaolo tutte le informazioni riservate sono riunite in un'unica zona e sono di fatto navigabili mediante l'immissione un'unica volta della password. Infatti una volta immessa la password ci si trova in una pagina portale che raggruppa TUTTI i documenti riservati in due grandi categorie: Normativa (intesa come raccolta di testi) e Analisi della medesima. Cliccando a scelta su una delle due opzioni ci si trova sugli indici che raccolgono tutta la Normativa presente sul Sito oppure tutte le Analisi presenti sul Sito. Non esiste nulla di crittato che non sia raggiungibile da uno di questi due indici e quindi è evidente che tutto il materiale riservato è rintracciabile e consultabile mediante l'immissione di un'unica password, un'unica volta. In altre parole mi sembra che lo schema utilizzato sia già molto simile a quello che tu stesso suggerisci:
link ai documenti protetti -> form della password -> pagina indice della zona protetta -> documenti protetti
Il valore aggiunto del sistema Fisac SanPaolo consiste nel fatto che la password in questione non è inseribile da un unico link, bensì dai rimandi che annunciano tutti i documenti che vengono via via inseriti sul Sito, e quindi anche quelli protetti. In altre parole la homepage e la pagina delle news fungono da indice ragionato di tutti i documenti, e forniscono anche alla semplice lettura di quelli che potremmo definire titoli, un'idea dell'andamento della vita, sindacale e non solo, in SanPaolo. Questa è la spiegazione del perché scorrendo la homepage o la pagina delle news si incontra più volte la richiesta di inserire la password: perché molti sono i documenti che vengono protetti, ma è giusto che tutti sappiano che tali documenti esistono e quali sono, poiché, mentre comunicano a tutti un continuum di eventi, permettono agli utenti autorizzati di sapere che ci sono novità e approfondimenti a loro riservati senza dover per questo entrare "al buio" in una pagina. Naturalmente, come abbiamo visto, una volta inserita la password non si entra direttamente nel documento in questione, ma nell'indice della zona protetta, e quindi per cercare gli altri documenti protetti non c'è bisogno di tornare alla homepage o alla pagina delle news: ci si può tranquillamente muovere nell'area protetta.
Una correzione che mi sento di poter introdurre (se sentita come necessaria) è quella si segnalare esplicitamente anche sui link presenti nelle zone non protette (es. nell'homepage) che il link medesimo rimanda a un documento protetto.
Trovo per altro interessante le richiesta di una maggiore attenzione ai riferimenti cronologici che effettivamente non sono sempre precisi; cercherò di migliorare questo aspetto.
Resto in attesa di ulteriori annotazioni e suggerimenti.
Saluti
Paolo